Rinunciare a qualcosa per riavere la vita

15 Febbraio 2020

Rick Moranis, il protagonista di “Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi”, tornerà a recitare nel seguito di quel film, 23 anni dopo la sua ultima apparizione su un set cinematografico. Chi ha girato la boa dei 40 anni si ricorda di Rick Moranis anche se non riesce a collegare al suo nome il volto di quell’antico Peter Pan occhialuto. Era famoso, 25 anni fa, l’attore canadese, per film come “Ghostbusters” e “La piccola bottega degli orrori”. Poi di colpo, la malattia e la morte prematura della moglie lo convinsero a ritirarsi per dedicarsi ai suoi due figli. «A un certo punto mi sono detto: sai una cosa? Sono stanco di parlare con i miei figli da una stanza d’albergo. Torno a casa. Da lì in poi ho iniziato a rifiutare tutti i film che mi venivano proposti e la pausa è diventata sempre più lunga». La storia di Rick Moranis, più che della possibilità di un ritorno, ci parla della virtù dimenticata della rinuncia. Quando dopo 31 libri, e mezzo secolo di scrittura, dieci anni fa, Philip Roth decise di non scrivere più, gli chiesero cosa ne avrebbe fatto della sua vita. L’autore di “Pastorale americana” scrollò le spalle e raccontò la sua nuova vita: «Ricevo ospiti a casa, ho un cuoco tutto per me e gioco ogni mattina con l’iPhone appena comprato». Rinunciare si può, a volte si deve. In cambio per ciò che si perde si può addirittura riavere indietro la propria vita.
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