Imprenditore condannato per violenza La bambina lo inchioda dopo 5 anni
VASTO. Fuori dalle mura di casa era un padre affettuoso. In privato si trasformava nell’“orco cattivo” delle favole. Tanto che il giudice Anna Rosa Capuozzo lo ha condannato a sette anni di reclusione con il rito abbreviato e con la riduzione quindi di un terzo della pena. Lui, 50 anni, di Vasto, continua a professarsi innocente anche di fronte a drammatiche testimonianze che lo inchiodano a quella terribile accusa: per quasi un decennio ha costretto la figlia della propria convivente ad accettare le sue morbose attenzioni.
L’uomo è un piccolo imprenditore di cui non sono state fornite le generalità per proteggere la minorenne. L’indagine per pedofilia, violenza sessuale continuata, violenza privata e danneggiamento, partita tre anni fa, si è subito rivelata delicata. Sia la responsabile dell’ufficio di polizia giudiziaria della Procura, Rosa Di Santo, che il pm Anna Rita Mantini (attualmente alla Procura di Pescara) hanno operato con riservatezza per non creare ulteriori traumi alla piccola e alla madre. I riscontri raccolti hanno convinto i giudici a disporre nel maggio di due anni fa l’arresto dell’indagato.
Quando la storia è cominciata la piccola aveva cinque anni. Nella fase più delicata della propria vita ha raccontato di aver subito violenze a minacce. E il patrigno le avrebbe imposto il silenzio, minacciando ritorsioni contro la madre. Per paura, vergogna e per proteggere la mamma, la bambina ha taciuto. Ma tre anni fa una parente ha intuito che qualcosa non andava. Dopo numerosi tentativi è riuscita a conquistare la fiducia della bambina e a raccogliere le sue confidenze. La madre ha chiesto spiegazioni al convivente, l’uomo l’avrebbe insultata. E’ da quel punto che madre e figlia hanno chiesto aiuto alla polizia. Fino a ieri quando è stata emessa la sentenza di primo grado contro la quale l’imputato ha già annunciato che farà ricorso in appello.

L’uomo è un piccolo imprenditore di cui non sono state fornite le generalità per proteggere la minorenne. L’indagine per pedofilia, violenza sessuale continuata, violenza privata e danneggiamento, partita tre anni fa, si è subito rivelata delicata. Sia la responsabile dell’ufficio di polizia giudiziaria della Procura, Rosa Di Santo, che il pm Anna Rita Mantini (attualmente alla Procura di Pescara) hanno operato con riservatezza per non creare ulteriori traumi alla piccola e alla madre. I riscontri raccolti hanno convinto i giudici a disporre nel maggio di due anni fa l’arresto dell’indagato.
Quando la storia è cominciata la piccola aveva cinque anni. Nella fase più delicata della propria vita ha raccontato di aver subito violenze a minacce. E il patrigno le avrebbe imposto il silenzio, minacciando ritorsioni contro la madre. Per paura, vergogna e per proteggere la mamma, la bambina ha taciuto. Ma tre anni fa una parente ha intuito che qualcosa non andava. Dopo numerosi tentativi è riuscita a conquistare la fiducia della bambina e a raccogliere le sue confidenze. La madre ha chiesto spiegazioni al convivente, l’uomo l’avrebbe insultata. E’ da quel punto che madre e figlia hanno chiesto aiuto alla polizia. Fino a ieri quando è stata emessa la sentenza di primo grado contro la quale l’imputato ha già annunciato che farà ricorso in appello.