La mostra di dipinti inguaia la città
La principessa di Giordania: «Locali sporchi, quadri finiti nel magazzino».
LANCIANO. La sala per le esposizioni sporca e con i muri umidi. I quadri esposti in maniera non consona. La rassegna che anziché durare un mese, così come era stato stabilito, è stata chiusa dopo quattro giorni. I quadri, poi, finiti in un magazzino del Comune e rimessi sulle pareti della stanza quando è tornata un’incaricata dell’esposizione. Una mostra di dipinti inguaia Lanciano e crea una sorta di incidente diplomatico con la principessa di Giordania. Una figuraccia per la città, anche se il Comune non ha organizzato in prima persona la mostra, delegata a un’associazione che avrebbe dovuto curare nei minimi particolari ogni aspetto degli allestimenti. Ma l’avvocato dell’ambasciata giordana in Italia, Bruno Bertucci, ha scritto anche al sindaco di Lanciano, Filippo Paolini, oltre che alle autorità istituzionali di mezza regione per evidenziare «la superficialità, la negligenza e l’approssimazione con la quale è stata gestita la manifestazione». L’iniziativa “Popoli del mare” era quella che ai primi di luglio ha portato in città la pincipessa Wijdan Al-Hashemi, ambasciatrice del regno Hashemita di Giordania in Italia.
Il fine era nobile: tra convegni, mostre, sfilate di moda e degustazione di prodotti tipici, si sarebbero avvicinati due mondi diversi favorendo scambi culturali e soprattutto economici tra imprenditori abruzzesi e rappresentanti delle camere di commercio giordane. Ma Sua altezza reale c’è rimasta molto male. Perché l’esposizione di quadri della Jordan National Gallery of Fine Arts «non era conforme a quanto pattuito». Primo: perché nel foyer del teatro Fenaroli «la sala per l’esposizione, oltre ad essere sporca, con i muri pieni di umidità, non era quella stabilita nell’accordo sottoscritto». Secondo: perché «i quadri non erano esposti in maniera consona e la mostra era stata evidentemente organizzata con molta sciatteria e noncuranza» mentre «in un’altra saletta, adibita a mostra di quadri dell’Abruzzo, l’organizzazione era stata curata con diversa attenzione e organizzazione. Terzo: «non è stato possibile esporre tutti i dipinti per lo spazio insufficiente».
Ma la polemica non finisce qui. L’organizzazione della rassegna si era impegnata ad effettuare la mostra per tutto luglio e ciò è stato confermato con lettera all’ambasciata. Ma dopo appena quattro giorni, secondo l’avvocato Bertucci, i quadri vengono tolti dalla stanza e riposti in un deposito del Comune. Ciò perché la stanza del foyer era stata impegnata da Palazzo di città per un’altra esposizione e, al termine di questa, per un’altra rassegna ancora, tutte di artisti italiani. L’incredibile, per l’avvocato Bertucci, succede il 15 luglio, quando l’incaricata dell’ufficio Affari culturali dell’ambasciata di Giordania, Maysoun Al-Khouri, dopo avere telefonato agli organizzatori della mostra, «riceveva ampie rassicurazioni sul notevole afflusso di visitatori e sul conseguente grande successo della manifestazione, tanto che i quadri potevano essere ritirati il 5 agosto». Una beffa visto che la mostra era finita da un pezzo: Tant’è che il 3 agosto, quando a sorpresa in città arriva la Al-Khouri, l’incaricata dell’ufficio Affari culturali trova la sala dell’esposizione vuota.
Il giorno seguente, invece, come per mistero i quadri tornano nella stanza. L’arcano è svelato dall’assessore comunale Luciano Bisbano: spiega all’incaricata alla Cultura che il Comune aveva rilasciato l’autorizzazione alla mostra solo per quattro giorni. Ora l’ambasciata attende chiarimenti sulla vicenda paventando «la violazione dell’accordo sottoscritto il 28 gennaio 2009» con l’organizzatore, prima di ogni iniziativa a tutela dell’immagine. Ai destinatari della lettera, tra i quali il Comune, ministero dei Beni culturali, Regione, Provincia e Università di Chieti e L’Aquila, l’ambasciata chiede anche che cosa ne pensano della vicenda.
Il fine era nobile: tra convegni, mostre, sfilate di moda e degustazione di prodotti tipici, si sarebbero avvicinati due mondi diversi favorendo scambi culturali e soprattutto economici tra imprenditori abruzzesi e rappresentanti delle camere di commercio giordane. Ma Sua altezza reale c’è rimasta molto male. Perché l’esposizione di quadri della Jordan National Gallery of Fine Arts «non era conforme a quanto pattuito». Primo: perché nel foyer del teatro Fenaroli «la sala per l’esposizione, oltre ad essere sporca, con i muri pieni di umidità, non era quella stabilita nell’accordo sottoscritto». Secondo: perché «i quadri non erano esposti in maniera consona e la mostra era stata evidentemente organizzata con molta sciatteria e noncuranza» mentre «in un’altra saletta, adibita a mostra di quadri dell’Abruzzo, l’organizzazione era stata curata con diversa attenzione e organizzazione. Terzo: «non è stato possibile esporre tutti i dipinti per lo spazio insufficiente».
Ma la polemica non finisce qui. L’organizzazione della rassegna si era impegnata ad effettuare la mostra per tutto luglio e ciò è stato confermato con lettera all’ambasciata. Ma dopo appena quattro giorni, secondo l’avvocato Bertucci, i quadri vengono tolti dalla stanza e riposti in un deposito del Comune. Ciò perché la stanza del foyer era stata impegnata da Palazzo di città per un’altra esposizione e, al termine di questa, per un’altra rassegna ancora, tutte di artisti italiani. L’incredibile, per l’avvocato Bertucci, succede il 15 luglio, quando l’incaricata dell’ufficio Affari culturali dell’ambasciata di Giordania, Maysoun Al-Khouri, dopo avere telefonato agli organizzatori della mostra, «riceveva ampie rassicurazioni sul notevole afflusso di visitatori e sul conseguente grande successo della manifestazione, tanto che i quadri potevano essere ritirati il 5 agosto». Una beffa visto che la mostra era finita da un pezzo: Tant’è che il 3 agosto, quando a sorpresa in città arriva la Al-Khouri, l’incaricata dell’ufficio Affari culturali trova la sala dell’esposizione vuota.
Il giorno seguente, invece, come per mistero i quadri tornano nella stanza. L’arcano è svelato dall’assessore comunale Luciano Bisbano: spiega all’incaricata alla Cultura che il Comune aveva rilasciato l’autorizzazione alla mostra solo per quattro giorni. Ora l’ambasciata attende chiarimenti sulla vicenda paventando «la violazione dell’accordo sottoscritto il 28 gennaio 2009» con l’organizzatore, prima di ogni iniziativa a tutela dell’immagine. Ai destinatari della lettera, tra i quali il Comune, ministero dei Beni culturali, Regione, Provincia e Università di Chieti e L’Aquila, l’ambasciata chiede anche che cosa ne pensano della vicenda.