Nomine rinviate alla Sasi Scutti: non lavoro gratis

Tra 45 giorni nuova assemblea dei sindaci per dare un vertice all’ente dell’acqua Il presidente: sono un manager e in questa società faccio anche il direttore

LANCIANO. Il giorno dopo il rinvio delle nomine per il consiglio di amministrazione (Cda) della Sasi è ancora un rincorrersi di accuse e critiche. Nelle orecchie di chi era in sala e ha assistito all’assemblea dei sindaci-soci della società pubblica dell’acqua, ci sono ancora il frastuono e le immagini di una politica che, ancora una volta, ha mostrato un interesse sfrenato per le poltrone e non per i cittadini che devono fare i conti con un servizio idrico che mostra più di una pecca. Rimbombano ancora le urla e le accuse tra Pd, Udc e Pdl. Un confronto animato non tanto sui nomi e sulle persone che dovevano sostituire il Cda uscente, che rimane in carica con una proroga di ulteriori 45 giorni con Domenico Scutti presidente e con i consiglieri Vincenzo Palmerio e Giuseppe De Vito, quanto sul pagamento degli stipendi del Cda.

Sui nomi, infatti, l’unità nel Pd era stata raggiunta dopo un primo strappo sulla ricandidatura di Scutti. Strappo ricucito inserendo nella lista anche Vincenzo Antonucci, presidente dell’Isi, la società proprietaria delle reti idriche. La lista pd prevedeva infatti Scutti, Antonucci e Sabatino. Quella Pdl, invece, Patrizio D’Ercole, Stelio Verna e Nicola Di Loreto. La lista Udc con Vincenzo Palmerio e due sindaci, Gianni Di Rito e Nicola Cicchitti, messi in realtà per far numero, perché ineleggibili in base alla spending riview, e forse anche per fare uno sgambetto a centrodestra e centrosinistra che avevano lasciato il loro partito fuori dai giochi.

A dividere, quindim, è stata la proposta del sindaco di Altino e segretario del Pd, Camillo Di Giuseppe, di dare al Cda solo i rimborsi spesa, niente stipendi. «La mia proposta, che era appoggiata e condivisa dal partito», ha precisato Di Giuseppe, «era legata alla spending review e a norme controverse sul pagamento degli stipendi da chiarire. Ed era temporanea, cioè fino al chiarimento della legge o alla fusione tra Isi e Sasi che resta l’obiettivo primario del centrosinistra». Proposta che ha scatenato la baraonda.

Il primo ad arrabbiarsi è stato Scutti che di lavorare gratis non ne voleva sapere e infatti ha ritirato la candidatura. Poi è stato un tira e molla di favorevoli e contrari. Di Giuseppe ha tirato dritto ottenendo l’appoggio del centrodestra, ma mandando su tutte le furie Di Rito, sindaco di Rocca San Giovanni che ha gridato all’accordo Pd-Pdl. Insomma lite sui compensi tra sindaci favorevoli ai soli rimborsi e altri contro.

Nel mezzo Scutti, che di prendersi le critiche non ha nessuna voglia e ha precisato la sua posizione: «La spending review prevede il compenso per i soli presidenti delle società e non per i consiglieri di amministrazione. Dico questo per essere chiaro e perché ho sempre agito nel rispetto della legge. Sono un manager e sono stato chiamato per guidare una società. Io alla Sasi devo fare da presidente, amministratore delegato e direttore generale, cariche pagate sui 150 mila euro annue. Percepisco 1.300 euro netti che è un rimborso spese, per dare un contributo a questa azienda. Ci hanno testati su tutto e controllati su tutto. La nostra azione è limpida. Ora siamo gli unici ad avere un bilancio certificato. Questi sono i fatti».

Ancora discussioni fino alla proposta di rinvio di Remo Bello, sindaco di Casalbordino, presa al volo da Scutti, messa ai voti in un batter d’occhio e approvata. Tutto rinviato tra 45 giorni nella speranza che si trovi la quadra.

Teresa Di Rocco

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