Gianna Nannini: interpreto le canzoni italiane che ho amato

1 Dicembre 2014

MILANO. Una lista di canzoni storiche della tradizione italiana, rilette e viste al modo di Gianna Nannini. Queste, in sintesi, le coordinate base che hanno guidato la rocker toscana alla costruzione...

MILANO. Una lista di canzoni storiche della tradizione italiana, rilette e viste al modo di Gianna Nannini. Queste, in sintesi, le coordinate base che hanno guidato la rocker toscana alla costruzione brano dopo brano del nuovo lavoro da studio intitolato “Hitalia” e in uscita oggi.

«Mi è successo raramente di cantare altri», racconta la Nannini, «ma prestare la mia voce ad un'ispirazione altrui è catartico. Così mi è venuta voglia di inciderle. Perché mi piacciono, perchè mi attraggono razionalmente ma soprattutto emotivamente».

In scaletta ci sono diciassette canzoni in totale, che partono da “Dio è morto” e si concludono sulle note di “Volare (Nel blu dipinto di blu)”, passando per “L'immensità”, “La canzone di Marinella”, “C'è chi dice no” e “Pugni chiusi”, solo per citarne alcune».

«Io sono cresciuta con la canzone popolare», dice la voce prestata in questa operazione anche a “Caruso”, «che fa parte delle mie radici italiane, toscane ed europee. Ho provato a divertirmi con alcuni brani storici della canzone italiana, proponendoli ai miei produttori che si occupano anche di musica del tutto differente dal cantautorato e dalla mia». Il riferimento, in particolare, è a quel Wil Malone che da anni lavora con la cantautrice rock senese e che ha messo il suo zampino anche in quest'ultimo capitolo da studio. «Lui ha lavorato anche con gli Iron Maide», prosegue la Nannini, «ma non sono mai riuscita fino ad ora a farci un disco un po’ heavy. Ho deciso di provarci con alcune canzoni italiane perché anche il rock è musica popolare». In “Hitalia” Gianna Nannini ha ripercorso praticamente tutte le pagine più importanti della musica italiana di certo Novecento, riprendendo autori come Paoli, Fossati, Vasco Rossi, De Andrè e le unioni artistiche Mogol-Battisti, Donaggio-Pallavicini, ma anche Migliacci-Modugno e diverse altre formule alchemiche fortunate della canzone italiana. «Ho voluto utilizzare arrangiamenti rock che rendessero queste canzoni attuali», spiega la cantante, «anche se per me questi brani sono come nuovi».

A dare una mano alla cantante a cucire una nuova veste sui brani selezionati, poi, sono arrivati anche alcuni dei padri putativi delle canzoni in causa, come nel caso di “C'è chi dice no” che vede la partecipazione di Vasco («L'ho sognato di notte e gli ho detto che facevo questa canzone. Mi mancava la sua impronta vocale e lui alla fine ce l'ha messa») e di Gino Paoli per “Il cielo in una stanza”.

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