«Transcom, temiamo la fuga»
La Uilcom: all’Aquila i costi di lavoro sono troppo alti.
L’AQUILA. La commessa da quasi 500 milioni di euro acquisita dalla Transcom permetterà di gestire circa 13 milioni di contatti annui con gli utenti di Inps e Inail. Ma il segretario generale di Uilcom, Piero Francazio, lancia l’allarme: «L’Aquila resterà fuori da questo appalto, se non si interviene sul costo del lavoro». In pratica, l’azienda si è aggiudicata l’appalto ad un prezzo proporzionato a retribuzioni più basse, come quelle del sito di Bari. Un appalto ottenuto sbaragliando gli altri concorrenti: «Da alcune informazioni», dice il segretario della Uilcom, «sembra che la commessa sia stata aggiudicata ad un prezzo che non va a compensare il costo del lavoro del sito aquilano, ma che sia proporzionato, calcolando anche i guadagni, solo al costo del lavoro più basso, quindi a quello del Sud Italia.
E’ come dire», sottolinea Francazio, «che L’Aquila resta ancora fuori, se non si interviene sul costo del lavoro». Questa la situazione: la procedura di mobilità per i 360 dipendenti del call center di Pettino è stata aperta - subito dopo il terremoto del 6 aprile e approfittando della momentanea inagibilità dello stabile - facendo leva proprio sul costo del lavoro, ritenuto troppo alto, dal management della Transcom, per restare competitivi su un mercato in crisi. La trattativa intavolata con i sindacati per scongiurare la chiusura del sito aquilano è basata quindi su una riduzione degli stipendi (che è stata calcolata intorno all’11%) e sulla rinuncia ad alcuni importanti diritti acquisiti, come la quattordicesima mensilità, gli scatti di livello, l’anzianità maturata. Il country-manager Roberto Boggio negli incontri con le parti sociali lo ha ribadito più volte: il call center dell’Aquila, con i suoi 360 assunti, costa troppo. I timori della Uilcom, sul fatto che all’azienda convenga destinare la commessa al sito pugliese, sono quindi fondati.
«Auspichiamo che siano solo errate informazioni», aggiunge Francazio, «e che i fatti portino a quanto ci è stato comunicato in sede ministeriale e cioè che il sito aziendale dell’Aquila sarebbe diventato unico centro di lavoro e di sviluppo per tutte le più importanti attività di Transcom, soprattutto adesso, un momento in cui la società potrebbe stare fuori dalla gestione di monocommittenza». Non dimentichiamo, però, che l’impegno per un possibile potenziamento del call center aquilano - a fronte della paventata chiusura - è strettamente legato alle agevolazioni di cui godrà il territorio colpito e devastato dal sisma della notte del 6 aprile. Anche il sindacato Uilcom ritiene decisivo il tavolo min programma il 7 settembre nella sede del ministero dello Sviluppo economico, dove il fronte sindacale chiederà il ritiro della procedura di mobilità e il rientro al lavoro di tutti i dipendenti.
Nel frattempo - entro 60 giorni - l’aggiudicazione della gara relativa alla commessa dell’Inps dovrà essere pubblicata e dovranno essere valutati eventuali ricorsi. La Uilcom fornisce alcuni dettagli sull’appalto: la gara ha un importo base del servizio di circa 148 milioni e 600mila euro, con un valore stimato di 416 milioni, per gestire circa 13 milioni di contatti annui cvhe intercorrono fra gli utenti di Inps e Inail. «Questa commessa», conclude Piero Francazio, «toglierà l’azienda da uno stato di perenne difficoltà, dichiarato ad ogni incontro sindacale. Ora non ci sono più pretesti e la società deve riaprire immediatamente il sito aquilano, chiudendo la procedura di mobilità e richiamando tutti i lavoratori in cassa integrazione e quelli trasferiti. E’ un atto dovuto».
E’ come dire», sottolinea Francazio, «che L’Aquila resta ancora fuori, se non si interviene sul costo del lavoro». Questa la situazione: la procedura di mobilità per i 360 dipendenti del call center di Pettino è stata aperta - subito dopo il terremoto del 6 aprile e approfittando della momentanea inagibilità dello stabile - facendo leva proprio sul costo del lavoro, ritenuto troppo alto, dal management della Transcom, per restare competitivi su un mercato in crisi. La trattativa intavolata con i sindacati per scongiurare la chiusura del sito aquilano è basata quindi su una riduzione degli stipendi (che è stata calcolata intorno all’11%) e sulla rinuncia ad alcuni importanti diritti acquisiti, come la quattordicesima mensilità, gli scatti di livello, l’anzianità maturata. Il country-manager Roberto Boggio negli incontri con le parti sociali lo ha ribadito più volte: il call center dell’Aquila, con i suoi 360 assunti, costa troppo. I timori della Uilcom, sul fatto che all’azienda convenga destinare la commessa al sito pugliese, sono quindi fondati.
«Auspichiamo che siano solo errate informazioni», aggiunge Francazio, «e che i fatti portino a quanto ci è stato comunicato in sede ministeriale e cioè che il sito aziendale dell’Aquila sarebbe diventato unico centro di lavoro e di sviluppo per tutte le più importanti attività di Transcom, soprattutto adesso, un momento in cui la società potrebbe stare fuori dalla gestione di monocommittenza». Non dimentichiamo, però, che l’impegno per un possibile potenziamento del call center aquilano - a fronte della paventata chiusura - è strettamente legato alle agevolazioni di cui godrà il territorio colpito e devastato dal sisma della notte del 6 aprile. Anche il sindacato Uilcom ritiene decisivo il tavolo min programma il 7 settembre nella sede del ministero dello Sviluppo economico, dove il fronte sindacale chiederà il ritiro della procedura di mobilità e il rientro al lavoro di tutti i dipendenti.
Nel frattempo - entro 60 giorni - l’aggiudicazione della gara relativa alla commessa dell’Inps dovrà essere pubblicata e dovranno essere valutati eventuali ricorsi. La Uilcom fornisce alcuni dettagli sull’appalto: la gara ha un importo base del servizio di circa 148 milioni e 600mila euro, con un valore stimato di 416 milioni, per gestire circa 13 milioni di contatti annui cvhe intercorrono fra gli utenti di Inps e Inail. «Questa commessa», conclude Piero Francazio, «toglierà l’azienda da uno stato di perenne difficoltà, dichiarato ad ogni incontro sindacale. Ora non ci sono più pretesti e la società deve riaprire immediatamente il sito aquilano, chiudendo la procedura di mobilità e richiamando tutti i lavoratori in cassa integrazione e quelli trasferiti. E’ un atto dovuto».