Uccise padre e figlio, chiede scusa Il giudice lo assegna ai lavori utili 

La tragedia del 2019. Il 50enne ubriaco era sulla Jeep piombata sull’auto di Francesco e Antonio Sciullo  «Ha mostrato un’importante revisione critica, mettendosi a disposizione per attività di volontariato»

SULMONA. Uccise padre e figlio, mettendosi al volante dopo aver alzato il gomito ma la pena può essere scontata con i lavori socialmente utili. Lo ha deciso il tribunale di Sorveglianza dell’Aquila che ha concesso il beneficio a Stefano Casasanta, 50enne di Pettorano sul Gizio, che il 4 maggio del 2023 aveva patteggiato la pena a quattro anni e sette mesi di reclusione per omicidio stradale. La tragedia risale alla sera del 7 dicembre 2019. Determinante, per i magistrati, è stata la lettera di scuse che l’uomo ha inviato ai familiari di Francesco e Antonio Sciullo, rispettivamente di 88 e 59 anni, le due vittime originarie di Pescocostanzo. «Casasanta ha mostrato un’importante revisione critica, manifestata anche attraverso una lettera di scuse destinata alla famiglia delle vittime, mettendosi a disposizione per attività di volontariato», si legge nella relazione degli uffici che operano con la Sorveglianza «che si chiude favorevolmente in merito all’eventuale concessione delle misure alternative richieste». Per questo il magistrato ha stabilito che il 50enne, difeso dall’avvocato Alessandro Margiotta, potrà espiare la pena residua di tre anni e undici mesi di reclusione con l’affidamento ai servizi sociali.
Padre e figlio, quella sera, si stavano recando a bordo di una Fiat Punto a Sulmona, quando sulla statale 17, all’altezza di Pettorano sul Gizio, la jeep Cherokee guidata da Casasanta aveva invaso la corsia opposta, scontrandosi frontalmente con la vettura degli Sciullo. La morte di padre e figlio era stata immediata, mentre Casasanta era stato ricoverato con traumi fortunatamente non gravi. Le indagini della polizia stradale di Castel di Sangro avevano accertato poi che Casasanta si era messo alla guida con un tasso alcolemico di 2,8 a fronte dello 0,5 previsto dalla legge. Per questo l’uomo era finito in cella per omicidio stradale, ma per un vizio di forma l’arresto non era stato poi convalidato. Casasanta fino a qualche minuto prima aveva bevuto alcolici in un bar per poi rimettersi alla guida. Pochi minuti dopo l’impatto fatale.
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