Condono edilizio, 11 mila atti bloccati

La Regione riapre i termini per esaminare le domande presentate in Comune nel 1985 e nel 1994 e mai definite

PESCARA. A Pescara ci sono 11mila cittadini che attendono da 19 anni o, addirittura da 28 anni, che vada in porto la loro richiesta di condono edilizio. Le domande presentate per la prima sanatoria, dell’85 e per la seconda, del ’94 giacciono ancora negli archivi del Comune. Ma ora si riapre una speranza per questi proprietari di immobili. Il consiglio regionale, durante l’esame della Finanziaria, ha approvato all’unanimità un emendamento che consente ai Comuni e in particolare a quello di Pescara con un arretrato di lavoro immenso, di definire le vecchie pratiche di condono bloccate da decenni.

Gli uffici dell’ente avranno tempo fino al prossimo 31 dicembre per concludere le istruttorie e consentire ai cittadini interessati di versare quanto dovuto per sanare gli abusi edilizi. «In questo modo», ha detto il consigliere regionale del Pdl Lorenzo Sospiri, «avremo dato una chance a 11mila cittadini che attendono anche da 28 anni una risposta dal Comune, positiva o negativa che sia. Stiamo parlando di proprietari che avevano già pagato a suo tempo parte degli oneri concessori, per poi restare bloccati in una sorta di limbo».

Si tratta di un lavoro titanico, che era stato già tentato, con non poche difficoltà nel 2000 dall’allora assessore comunale Luigi Albore Mascia, oggi sindaco della città, tramite un gruppo di lavoro esterno formato da giovani neo laureandi. Ma solo la metà delle pratiche è giunta in porto. Il resto è rimasto in sospeso. «Ora dovremo attrezzare gli uffici», ha osservato l’assessore all’urbanistica e al personale Marcello Antonelli, «per garantire quella forza lavoro necessaria per smaltire, entro un anno, l’enorme mole di fascicoli, garantendo anche i controlli di veridicità delle istanze inoltrate dagli utenti».

La montagna di pratiche, ancora in giacenza, non sarebbe stata smaltita nel corso degli anni per l’impossibilità degli uffici di far fronte al lungo lavoro di istruttoria. La carenza di personale sarebbe stata determinante per la mancata riuscita dell’operazione.

Ora, il Comune ci riprova, probabilmente, affidandosi di nuovo a un gruppo di lavoro formato da professionisti in grado di esaminare le pratiche, verificare se tutta la documentazione presentata dagli interessati sia sufficiente e avviare i sopralluoghi per accertare gli abusi commessi e la veridicità delle domande presentate. Ancora non è stato stabilito come si organizzeranno gli uffici per richiamare tutti i proprietari che hanno presentato domanda e che sono ancora in attesa della conclusione del condono. Nella legge regionale, comunque, sono state fissate alcune regole che dovrebbero consentire di accelerare le procedure. Eccole in sintesi. Innanzitutto, i cittadini interessati dovranno trasmettere agli uffici competenti, entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge regionale, una dichiarazione sostitutiva che dovrà attestare la disponibilità dell’immobile oggetto del condono, la sussistenza delle condizioni per l’applicazione delle riduzioni delle somme dovute per le oblazioni, la descrizione dello stato delle opere abusive con l’indicazione della superficie e della volumetria, la residenza del dichiarante e l’avvenuta variazione catastale. Il provvedimento riguarda 11mila pratiche ancora da definire, di cui 9.500 del primo condono, del 1985 e 1.500 del secondo, quello del 1994. «Riteniamo», ha concluso Sospiri, che l’impatto che tale norma avrà sugli 11mila cittadini sarà notevole». A gestire l’operazione sarà il dirigente Gaetano Pepe, cui è stato affidato proprio nei giorni scorsi il servizio Gestione del territorio.

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