Discarica di Bussi: il Comune di Popoli escluso dal vertice
Il commissario Goio replica alla polemica del sindaco Galli Alla riunione del 15 giugno il piano per l’avvio della bonifica
BUSSI. Il Comune di Popoli, come le altre municipalità che fanno parte del Sito di interesse nazionale (Sin) scaturito dalla discarica Tremonti di Bussi, non sono stati invitati alla conferenza dei servizi convocata dal commissario Adriano Goio per il prossimo 15 giugno all’Aquila nel palazzo della Regione, perché l'argomento in discussione attiene al solo sito industriale di proprietà della Solvay.
È questa la risposta di Goio alla nota di protesta inviatagli dal sindaco di Popoli Concezio Galli qualche giorno fa, con la quale lamentava il mancato coinvolgimento del proprio Comune. Quella del 15 è considerata dalle parti interessate una data storica. Il tavolo al quale Goio ha chiamato il sindaco di Bussi Salvatore Lagatta, Solvay, la Regione, il ministero dell'Ambiente e l'Istituto superiore di sanità, è visto come conclusivo del lungo percorso iniziato anni fa in direzione della bonifica e della reindustrializzazione.
Naturalmente si coltiva un cauto ottimismo, poiché potrebbero nascere altri ostacoli come in genere accade nei complicati iter burocratici. Comunque tutti gli attori, che dovranno essere presenti, sono intenzionati a mettere un punto fermo alla questione per poter aprire altri scenari. Scenari che sono quelli della bonifica delle aree esterne 2a e 2b e che deve eseguire il commissario Goio con i 50 milioni a disposizione, la messa in sicurezza dell'area interna ex Medavox, intervento che realizzerà la proprietaria dell'area cioè la Solvay e l'avvio del processo di reindustrializzazione gestito dal Comune di Bussi con la preventiva acquisizione della proprietà dell'area.
Su questo aspetto il sindaco Lagatta ha chiesto garanzie supplementari: una dichiarazione da parte del ministero sul risanamento del sito, inteso come funzionale al tipo di insediamento che dovrà andare ad occupare quell'area. La nota di Galli a Goio affrontava anche questo tema, secondo Lagatta in maniera impropria, là dove si dice che questo passaggio «potrebbe essere inquinato da pressioni sociali crescenti». Lagatta fa rilevare come il passaggio alla proprietà comunale «sia il risultato di un percorso iniziato da tempo che ci garantisce di andare avanti, mettere insicurezza, bonificare evitando ciò che in Italia è accaduto in tanti altri Siti di interesse nazionale rimasti in balia di se stessi». «Ma ad oggi un’altra condizione ci impone di non perdere altro tempo», afferma il sindaco, «quella che scaturisce dalla recente comunicazione dei dirigenti della Solvay di voler chiudere un ramo d'azienda avendo perso un grosso acquirente che si rifornisce su altri mercati, e che provoca la perdita di circa un milione 800 mila euro l'anno». Solvay ha già convocato le sigle sindacali per chiedere l'apertura della cassa integrazione.
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