«Ospedali, unione Pescara-Chieti»

17 Settembre 2010

La proposta dell'Udc: unica azienda contro gli sprechi e reparti doppi

PESCARA. Risparmiare risorse, evitare reparti doppione, elevare il livello delle prestazioni: sono i vantaggi che scaturirebbero dalla fusione di Chieti e Pescara in un'unica azienda ospedaliera. Lo spunto su cui riflettere arriva dall'Udc sottoforma di un manifesto «rivolto a tutte le forze».

La proposta di creare un'unica azienda ospedaliera - stesso ospedale con due strutture, una a Pescara e un'altra a Chieti - è stata illustrata nella sala consiliare dal capogruppo dell'Udc Vincenzo Dogali, dai consiglieri Vincenzo Di Noi e Roberto De Camillis, il consigliere della lista di centrosinistra Città ponte da poco federato con l'Udc. Ad aprire il dibattito è stato il coordinatore regionale dell'Udc, Rodolfo De Laurentis, che ha auspicato «a una nuova politica di razionalizzazione della sanità pubblica».

E' stato il capogruppo in Comune Dogali, a illustrare il contenuto del manifesto dell'unione dell'azienda ospedaliera di Chieti-Pescara, introducendo l'argomento ricordando gli esempi recenti di fusione nella sanità privata. «I gruppi Pierangeli e Spatocco si fonderanno sotto un'unica direzione aziendale. Un altro esempio è quello del rettore dell'università dell'Aquila che paventa la fusione tra gli atenei. Allora si potrebbe pensare a un'unione ospedaliera tra Pescara e Chieti articolata, comunque, in due poli ospedalieri», dice Dogali.

Quali benefici porterebbe la fusione? I due ospedali, come è stato sottolineato, assicurano un'assistenza a una popolazione di circa 500 mila abitanti. «Ma la nascita di una rete ospedaliera unica porterebbe a una maggiore sinergia intanto nei reparti: se, ad esempio, nel polo di Chieti funziona chirurgia vascolare, allora sarà inutile il reparto di Pescara; se medicina interna va bene nell'ospedale di Pescara, è inutile un duplicato chietino».

In Abruzzo, come ha ricordato Dogali, «ci sono 24 chirurgie generali, 23 cardiologie, 15 pediatrie, 25 medicine interne, 9 geriatrie, 5 neurochirurgie, 5 chirurgie vascalori: uno spreco, un trend che va invertito perché è necessario aumentare le geriatrie e creare un ospedale unico su due strutture».

Ma unire i due poli, servirebbe anche ad evitare sprechi, a ottimizzare le risorse e a programmare le specialità mancanti. «L'integrazione degli ospedali non penalizzerà l'assistenza territoriale: questa resterà sempre a carico delle singole Asl di appartenenza che saranno però impegnate nella costruzione di una rete assistenziale territoriale che tenga presenti le esigenze dei loro territori. In questa maniera, le Asl sarebbero anche in grado di dare una risposta più adeguata alla domanda di salute dei cittadini».

Un sistema più efficiente che avrebbe lo scopo anche di distribuire meglio le risorse professionali, che riuscirebbe ad aumentare il livello delle prestazioni e ad evitare che i cittadini abruzzesi ricorrano alle cure di altri ospedali. De Laurentis ha lamentato «un arretramento dello stato, nel momento in cui vengono chiusi i piccoli presi ospedalieri», mentre Dogali ha conlcuso facendo cenno alle difficoltà per arrivare alla realizzazione del manifesto dell'unica azienda ospedaliera: «Difficoltà nella necessità di un confronto a tutto campo su tutti gli aspetti organizzativi e gestionali e, soprattutto, occorre una consapevole volontà politica in grado di favorire e di superare i problemi emergenti. Quindi il mio invito è rivolto a tutte le forze della società civile di Chieti e Pescara affinché arrivino adesioni a questo progetto. Perché in tempi in cui tutti si fondono, non emularli, e quindi non privilegiare le eccellenze ed evitare gli sprechi, è un suicidio».

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