Pescara, anziano spara alla badante picchia la moglie e si toglie la vita

di Simona De Leonardis
Antonio Di Martile ha sparato quattro volte con il fucile, tre volte contro la donna romena, ferita a un braccio. Lo spazzino in pensione non sopportava la malattia della moglie

PESCARA. La tragedia si è consumata alle 19,40 di ieri, quattro colpi di fucile nella palazzina popolare al civico 28 di via Punta Penna, rione Villa Fabio, al confine con Villa Raspa di Spoltore. Un uomo di 72 anni, Antonio Di Martile, spazzino comunale in pensione, si è ucciso con il suo fucile da caccia dopo aver ferito gravemente la badante della moglie invalida. La donna, Corina Dascalu, romena di 35 anni, è ricoverata in ospedale dove in serata è stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico al braccio sinistro, seriamente compromesso dal proiettile (un altro l’ha colpita a una mano) che dal gomito le ha attraversato l’arto fino alla spalla.

Ferita lievemente alla fronte, presumibilmente con un pugno o con il calcio dell’arma, la moglie di Di Martile, Evelina Leporieri, 75 anni, resa completamente invalida dall’ictus che l’ha colpita sei anni fa. Ci sarebbe proprio la malattia che costringeva in carrozzella l’anziana, all’origine di una tragedia forse fin troppo annunciata. Tante, troppe, le liti che riecheggiavano quotidianamente dall’appartamento al secondo piano dei Di Martile, nella piazzola su cui si affacciano le case popolari di via Punta Penna.

Le ultime discussioni proprio ieri, con le minacce della badante (che stava lì da cinque anni) di andarsene definitivamente e l’epilogo, tragico, di fine serata.

QUATTRO SPARI.
Tre colpi, poi un quarto; le urla, la vicina del primo piano che chiama il 113 e i due figli della badante che intanto tornano dalla spesa, vanno in cantina a rimettere a posto le biciclette e ci trovano Di Martile esanime, con il volto irriconoscibile. Una scena terribile per Alexandra e Alex, 7 e 14 anni che istintivamente si precipitano su dalla madre. La porta di casa è chiusa, il più grande ha le chiavi, apre e trova la mamma riversa a terra nel soggiorno, che con un filo di voce gli dice di chiamare aiuto. Ma nel frattempo, sono già arrivate in strada le ambulanze del 118, la polizia, i carabinieri e i vigili urbani.

C’è il questore Paolo Passamonti, il capo della Mobile Pierfrancesco Muriana, che coordina le indagini, il vice Dante Cosentino, il dirigente delle Volanti Alessandro Di Blasio e, anche il capitano Claudio Scarponi, comandante dei carabinieri di Pescara. Corina Dascalu viene intubata e trasportata d’urgenza in ospedale dove, con un filo di voce, agli investigatori riesce a dire, prima di entrare in sala operatoria, che le liti erano continue.

LE LITI.
Anche ieri, soprattutto ieri, avrebbero confermato i vicini di casa pronti però a spiegarle, quelle liti, con la gelosia di Di Martile nei confronti della giovane romena. «L’ho visto alle 19», racconta la dirimpettaia, «era affacciato al balcone e guardava la badante che parlava in strada con il fidanzato. Poi lei è risalita, ma non si è sentito niente, fino agli spari, più di mezz’ora dopo».

LA CENA.
A raccontare quello che succede in quella mezz’ora è il figlio maggiore di Corina, arrivato dalla Romania solo per passare le feste di Pasqua con la madre e la sorella più piccola che da quattro anni abita con la mamma nell’appartamento dei Di Martile. In romeno, con alcuni connazionali che traducono per lui, Alex racconta: «La signora era molto nervosa. Mentre mangiava metteva continuamente il tovagliolo in bocca, una specie di tic che mia madre cercava di bloccargli. Quando è rincasato il marito, mia madre gliel’ha riferito, lui ha schiaffeggiato la moglie dicendole di smetterla e poi ha preso a imboccarla e a chiederle con dolcezza di non farlo più. Poi si è alzato da tavola, è venuto nella mia camera dicendomi di portare dei dolci alla signora, ma poi di nuovo l’ha colpita. Poi lui ha detto a mia madre di andare insieme a fare la spesa. Lei non c’è voluta andare e ha detto a me e a mia sorella di andare al Maury’s. Ma quando siamo tornati, abbiamo trovato il signore morto nello scantinato».

LE INDAGINI.
Un racconto da brividi che i poliziotti acquisiscono con le altre testimonianze, mentre la Scientifica ispeziona l’appartamento e lo scantinato dove c’è ancora il fucile da caccia. Di Martile, ex dipendente comunale con la passione per la caccia, aveva da tempo il porto d’armi. Sul posto si precipita uno dei tre figli dell’anziano, Claudio, che agli investigatori riferisce del dramma di un uomo che negli ultimi anni, a causa della malattia improvvisa della moglie, aveva cambiato carattere, era diventato irascibile e sempre nervoso.

Sul posto arriva anche il magistrato di turno Silvia Santoro, mentre nella piazzola isolata con il nastro rosso i residenti restano in strada fino a tardi a guardare, a commentare quello che per gli investigatori, alla fine, è una tragedia della disperazione.
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