Pescara, denunciati in 61 per gli sfottò a Veronica Teodoro
Gianni Teodoro e sua figlia querelano gli autori dei commenti online alla nomina ad assessore: "Siamo stati diffamati"
PESCARA. Una maxi-querela per 61. L’hanno presentata, l’altro ieri, Gianni Teodoro e la figlia Veronica, rispettivamente l’ex vicesindaco di Pescara e l’attuale assessore comunale al Patrimonio della giunta DI Marco Alessandrini, alla Procura di Pescara, attraverso il loro legale di fiducia, l’avvocato Fabio Di Paolo. La denuncia, per tutti, a vario titolo, ha fatto sapere Di Paolo, «è per ingiurie e diffamazione».
La vicenda riguarda l’inizio dell’estate scorsa, quando, in seguito alla nomina ad assessore di Veronica Teodoro, il popolo del web si scatenò sui social network per criticare la scelta del sindaco, per molti basata esclusivamente sul blasone del cognome. Anche sul sito internet del Centro, in calce agli articoli pubblicati online dal quotidiano, nello spazio dedicato ai commenti. E, infatti, nel mirino della famiglia Teodoro sono finiti soprattutto alcuni messaggi rilasciati a commento degli articoli pubblicati sul Centro il 25 giugno, il 26 giugno, alcuni «post» ai due articoli del giorno successivo, il 27, e ancora i commenti all'articolo del 28, seguiti (e sempre sotto accusa come i precedenti), per l’aspetto «ingiurioso e diffamatorio», dai commenti ai due articoli online apparsi il 29 giugno, l’1 luglio e, infine, il 7 luglio.
Inoltre, tra i 61 denunciati, alcuni dei quali si sono trincerati dietro ad un nickname, (ma la polizia postale potrà risalire alle loro identità), figurano anche gli autori dei commenti ritenuti diffamatori che hanno «postato» i loro scritti sul profilofacebook personale di Veronica Teodoro, e quelli che le hanno inviate delle e-mail dello stesso tenore.
«Abbiamo ritenuto, insieme al nostro legale», hanno fatto sapere Gianni e Veronica Teodoro, «di sporgere denunzia e querela nei confronti di quanti, esercitando impropriamente sul web il diritto di manifestare il proprio pensiero, hanno pensato di poter sconfinare con insulti gratuiti ed offese personali oltre i limiti consentiti dal legittimo esercizio del diritto di esprimere la critica ed il dissenso».
«Quando si fomentano irresponsabilmente gli istinti più bassi», continuano i due, «e si oltrepassano i limiti di un civile confronto democratico, dando libero sfogo all'uso del turpiloquio e della denigrazione personale, occorre rispondere con decisione e fermezza».
«Per queste ragioni», hanno concluso Gianni e Veronica Teodoro, «abbiamo sentito forte il dovere di promuovere le opportune iniziative a tutela non solo del nome e della reputazione personale, ma anche di chi è impegnato con sacrificio nelle istituzioni».
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