Pnrr, scatta l’effetto boomerang: Comuni piccoli a rischio dissesto 

Berardinetti (presidente Uncem): «In regione sono più di 270 con meno di 15mila abitanti»

L'AQUILA . Fondi per opere importanti, in alcuni casi fondamentali per lo sviluppo del territorio.
Strade, ponti, impianti sportivi, scuole e molto altro. I soldi, e tanti, ci sono, ma vengono erogati solo a rendicontazione conclusa, come stabilisce il nuovo Codice degli appalti. Quel che sta accadendo con i finanziamenti del Pnrr è un paradosso, anche in Abruzzo: un po' come avere una tavola riccamente imbandita e non poter consumare il cibo o banchettare per, poi, pagare un conto troppo salato per le proprie tasche.
A pagarne le spese saranno i piccoli comuni, una platea di oltre 270 centri con meno di 15mila abitanti, il 50% dei quali rischia il dissesto finanziario o di non portare a termine le opere entro il 2026. Il che equivale a perdere i fondi e veder sfumare la grande occasione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
La denuncia parte, forte, dal presidente dell'Uncem Abruzzo, l'Unione nazionale dei comuni e delle comunità montane, Lorenzo Berardinetti, che raccoglie e rilancia l'appello del suo presidente nazionale, Marco Bussone. «Il problema nasce dal fatto che i comuni vengono rimborsati, per le opere del Pnrr, solo a fatture quietanzate», evidenzia Berardinetti, «devono, pertanto, anticipare le somme sia per la progettazione che per la realizzazione delle opere. Non solo. I rimborsi arrivano dopo mesi e numerosi solleciti da parte degli enti locali, a volte passa anche un anno».
Un ostacolo enorme, soprattutto per i piccoli centri - fa notare l'Uncem - che non hanno la forza economica, né il personale per portare avanti la progettazione e tutta la parte burocratica, e per anticipare somme ingenti. «Molti interventi non sono mai iniziati e sono rimasti al palo», afferma il presidente Uncem Abruzzo, «i comuni che, invece, sono parti contando sulle proprie forze ora rischiano il dissesto finanziario. Parliamo una di una platea vastissima, il 50% del totale».
Il quadro dei finanziamenti del Pnrr assegnati alla regione Abruzzo è chiaro: il totale dei fondi ammonta a 2.988,7 milioni di euro per complessivi 8.955 progetti. Fra questi 338,7 sono stanziati per digitalizzazione, cultura e turismo, 1.108,4 milioni per la transizione ecologica, 178,2 per le infrastrutture, 650,1 per istruzione e ricerca e 388,2 milioni per coesione e inclusione. L'ultimo capitolo, da 325,1 milioni riguarda la salute.
«Abbiamo avanzato numerose richieste al governo, in particolare al ministero dell'Interno, senza ottenere un riscontro», sottolinea Berardinetti che individua due priorità, da attuare subito per salvare i piccoli comuni dal default e avviare per tempo gli interventi previsti dal Pnrr: l'anticipo del 50% del finanziamento prima dell'inizio dei lavori e l'erogazione delle restanti somme per stato di avanzamento dei lavori. Esattamente ciò che accade con la ricostruzione post sisma dei crateri 2009 e 2016.
«Molte opere sono partire in notevole ritardo», aggiunge Berardinetti, «ma sono molti i cantieri che, in questa situazione, non apriranno proprio. L'espletamento della parte burocratica, per i comuni, è pura follia con le piattaforme per l'inserimento dei progetti che cambiano in continuazione e richiedono costanti modifiche, ma è l'aspetto economico a preoccupare maggiormente. La metà dei comuni abruzzesi e a rischio restituzione fondi o dissesto finanziario».
Ipotesi avallate da una recente indagine condotta dal Servizio Studi della Camera che offre un quadro chiaro dello stato di avanzamento dei progetti e della loro distribuzione regionale, evidenziando sia i successi che le sfide ancora da affrontare: l’Abruzzo, registra alcune difficoltà con una quota di risorse effettivamente destinate, per i lavori, ferma intorno al 38%.
A chiedere con forza che la Ragioneria dello Stato proceda subito ai rimborsi di quanto i comuni hanno speso finora per il Pnrr è il presidente nazionale Uncem, Bussone: «Che fine hanno fatto i bonifici dello Stato, per accreditare sui conti correnti dei comuni quanto gli enti locali hanno speso per il Pnrr?», l'interrogativo del presidente Uncem, che aggiunge: «C'è già chi si sta pentendo di quelle spese, di quei bandi vinti, per colpa di troppi ritardi che stanno mettendo in crisi le autonomie locali. I sindaci aprono le braccia di fronte alle aziende che fanno i lavori. Le vogliono pagare, ma i flussi di cassa non ci sono, poiché Roma non riaccredita quanto speso. E pensare che Uncem, dal primo giorno di attuazione del Pnrr, ovvero da tre anni, formula una proposta semplice: passare tutto a Cassa depositi e prestiti, con un fondo rotativo che faccia da polmone finanziario per gli enti locali, in particolare quelli con meno di 15mila abitanti. Questo non è stato fatto e i comuni sono in crisi. Stanno spendendo e non hanno le risorse economiche indietro. La spesa italiana del Pnrr avanza sulla carta, nella forma, ma non nella sostanza. E i Comuni», conclude Bussone, «sono bloccati. Serve un cambio di passo: noi la soluzione l'abbiamo data».
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