Rapina con pistola in gioielleria, altri due arresti

La vicenda risale a tre mesi fa. Sono finiti in manette il presunto mandante Guido Spinellim detto “il bello”, e Fabio Carota, considerato uno degli esecutori materiali
CEPAGATTI. Scattano altri due arresti per la rapina a mano armata alla gioielleria Capitanio di Cepagatti. Nelle scorse ore sono finiti in manette Guido Spinelli, detto “il bello”, 56 anni, di origini rom, ritenuto il mandante dell’assalto dello scorso 27 novembre, e Fabio Carota, 54 anni, nativo della provincia di Caserta e da una vita in Abruzzo, considerato uno degli esecutori materiali: entrambi sono rinchiusi nel carcere di San Donato. L’ordinanza di custodia cautelare, dopo le indagini condotte dai carabinieri, è stata firmata dal giudice Giovanni De Rensis su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica di Pescara Gennaro Varone. Il mese scorso, per lo stesso episodio, sono stati arrestati Vitantonio Gasparro, 44 anni, che avrebbe fatto da palo e da autista, e Luca Mancinelli, 51 anni, considerato un altro esecutore materiale.
Per riepilogare la vicenda, bisogna torna indietro a più di tre mesi fa. Quel pomeriggio, in base alla ricostruzione degli investigatori, un uomo alto circa un metro e novanta, che indossa un cappotto marrone e pantaloni a righe, entra nell’attività commerciale di via Portobello. Quest’uomo è noto al titolare della gioielleria perché, qualche giorno prima, si è già presentano preannunciando l’acquisto di preziosi per un regalo alla moglie, chiedendo di metterli da parte. Fatto sta che quel pomeriggio chiede al gioielliere di aprirgli la porta, con il pretesto di recuperare dalla propria macchina alcune scatole da confezione.
Ma, proprio a questo punto, inizia la rapina: nel negozio fa irruzione un complice con il volto parzialmente coperto da uno scaldacollo e armato di pistola. I due banditi tengono il gioielliere sotto la minaccia dell’arma e s’impossessano di vari gioielli d’oro e scappano. I rapinatori si danno alla fuga salendo a bordo di una Lancia Y alla cui guida li attende, appena fuori dalla gioielleria, un terzo complice. Questi, non appena si rende conto che una donna (si scoprirà la compagna del titolare) si è accorta di ciò che sta accadendo e si è precipitata a chiamare aiuto, avvia il motore.
Le indagini dei carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Pescara partono dalla visione delle immagini delle telecamere di sicurezza della gioielleria. Determinante è anche l’analisi delle targhe intercettate dal sistema di controllo Selea, che consente di scoprire come la Lancia Y utilizzata dai rapinatori fosse stata noleggiata da Gasparro. Da lì, anche attraverso intercettazioni telefoniche e accertamenti approfonditi, i militari risalgono alle altre persone coinvolte nella rapina. I primi arresti scattano a inizio febbraio. Qualche giorno fa, ecco l’ulteriore svolta.
Carota e Spinelli, difesi rispettivamente dagli avvocati Manuel Sciolè e Pasquale Provenzano, nelle prossime ore affronteranno l’interrogatorio di garanzia: hanno l’opportunità di rispondere alle domande del giudice, fornendo la propria versione dei fatti, oppure di avvalersi della facoltà di restare in silenzio.
©RIPRODUZIONE RISERVATA