Rivolta in chiesa dei “no vax”: in sei finiscono sotto processo
L’udienza è stata fissata al 21 novembre: sono accusati di oltraggio, resistenza e lesioni personali Quel giorno, in piena pandemia, nella basilica dei Sette dolori c’erano circa duecento persone
PESCARA. Verranno processati davanti al giudice monocratico Gianluca Sarandrea, il prossimo 21 novembre, i sei protagonisti della “rivolta” no vax all’interno della basilica della Madonna dei Sette Dolori avvenuta il 26 settembre del 2021, in piena pandemia da Covid.
La richiesta di rinvio a giudizio firmata dal pm Anna Benigni si è dunque trasformata in un rinvio a giudizio disposto dal gup per le accuse di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali nei confronti del personale delle volanti che dovette intervenire quella sera in chiesa, dopo la richiesta di aiuto del parroco e di un suo collaboratore.
La questione era nata dal fatto che all’improvviso, durante la celebrazione della messa, un folto gruppo di persone, quasi contemporaneamente, decise di togliere le mascherine che all’epoca erano obbligatorie, violando la normativa imposta per evitare la diffusione del Covid. Queste persone vennero invitate da don Luca Di Panfilo, a rimettere le mascherine, ma per tutta risposta il parroco ricevette ingiurie e minacce. La polizia, appena arrivata sul posto, decise di piantonare l’uscita senza entrare in chiesa, per poter identificare i trasgressori in maniera meno plateale. Ma tutto degenerò quasi in rissa nel momento in cui, il più facinoroso dei protestanti, venne fermato dagli agenti. Per impedire che venisse fatto salire sulla volante, un gruppetto di amici o simpatizzanti tentò di frapporsi agli agenti «strattonandoli e colpendoli», scriveva il pm nel capo di imputazione, «così da ostacolare il loro intervento e impedire che il fermato (poi arrestato e sottoposto al rito direttissimo e quindi escluso dagli odierni imputati ndr) venisse fatto salire sull’autovettura di servizio della polizia, tentando di impossessarsi della pistola di ordinanza di uno degli agenti (questa circostanza contestata alla compagna del fermato ndr) e pronunciando altresì al loro indirizzo, in luogo pubblico e alla presenza di più persone (nella fattispecie nella sagrestia e nello spazio pubblico esterno alla basilica e alla presenza di persone che avevano assistito alla funzione religiosa domenicale) le seguenti frasi oltraggiose e minacciose: «Fate schifo, vergognatevi, schiavi dello Stato, disonorate la divisa della polizia, vi denunciamo tutti e passerete i guai». E ancora: «Siete degli inetti, persone poco intelligenti, state facendo un abuso, voi non conoscete il codice, vi dovete vergognare, avete visto lo schifo che avete combinato».
E nello specificare i comportamenti di ognuno degli imputati (che peraltro nella concitazione provocarono lesioni a quattro agenti), il pm concludeva così: «Ciascuno ponendo in essere la propria condotta e con ciò rafforzando il proposito criminoso negli altri partecipi che ponevano in essere altre analoghe condotte di resistenza attiva».
Peraltro, nella basilica, c’erano circa 200 persone che assistettero a quelle scene, riprese e registrate con i cellulari. Non va dimentica che quello era un momento storico delicato della pandemia, con proteste dei “no vax” che si ripetevano e che potevano avere anche un comune denominatore. Ed è per questo motivo che il magistrato dispose anche delle perquisizioni nelle abitazioni dei sei indagati, per accertare se ci fosse un collegamento fra loro o con qualcuno esterno che fomentava quelle proteste. Vennero anche sequestrati i supporti informatici, circostanza che venne contestata dai legali degli interessati che videro però rigettati i ricorsi presentati.
E adesso i sei imputati dovranno sostenere un processo che avrà inizio il 21 novembre prossimo.
Sul banco degli imputati siederanno Luca Ienni, Marco Scorza, Elia Marano, Roberto Ambagi, Esposito Emanuela ed Isabella Assetta.
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