Brutta sconfitta, il Pescara in crisi
Mai in partita a Reggio Emilia, nelle ultime 4 gare soltanto 2 punti.
REGGIO EMILIA. Il Pescara è in crisi. Due punti nelle ultime 4 partite non sono un bottino all’altezza delle ambizioni della squadra, fischiata dai tifosi al seguito. La Reggiana ha vinto con merito, più di quanto faccia pensare il 2-1 finale. Brutto Pescara, ma ancora al terzo posto. Ma a 4 punti dalla capolista solitaria Verona e a 3 dalla Ternana. E’ la seconda sconfitta di fila in trasferta, la conferma di un periodo nero che va oltre i risultati. Il problema sta nel gioco espresso dai biancazzurri, nelle pochissime occasioni da rete create in quella che doveva essere la gara della riscossa. Una partita pregiudicata a causa di due errori difensivi che la Reggiana, reduce dal passo falso di Giulianova, ha sfruttato grazie a una prestazione impeccabile sul piano tattico e dell’intensità agonistica. Partita godibile: tanta Reggiana, poco Pescara. Che è uscito dal campo sbeffeggiato dalle centinaia di tifosi al seguito. E’ il primo segnale inequivocabile inviato da un ambiente che sembra aver finito la pazienza.
Solito copione al Giglio: la Reggiana, schierandosi con il 4-4-1, ha chiuso le fasce ai biancazzurri ed è ripartita. Un atteggiamento che ha finito per inaridire nuovamente le fonti di gioco dei biancazzurri, visto che in mezzo al campo di verticalizzazioni non ne è riuscita una. Ha vinto l’impostazione tattica di Loris Dominissini che ha utilizzato una sola punta di ruola attorno alla quale fioccavano gli inserimenti. Nel Pescara non segnano più le punte e lì dietro l’errore prima o poi ci scappa, insomma una squadra abulica. Granata subito pericolosi: all’inizio ci ha messo una pezza Pinna su Saverino, poi Sansovini ha trovato un grande Tomasig sulla sua strada. Ma a spezzare l’equilibrio ha provveduto un malinteso tra Pinna e il claudicante Mengoni che ha determinato il fallo da rigore su Alessi trasformato da Stefani, al sesto gol in campionato.
Subito dopo la sostituzione di Bonanni, infortunato. E’ entrato Ganci, la punta sacrificata all’inizio per dare spazio alla coppia Zizzari-Sansovini. Il suo impatto sulla gara è stato impalpabile. E con le tre punte in campo contemporaneamente il Pescara ha confermato di perdere la bussola. Non è né un 4-4-2 né un 4-3-3, troppa gente fuori ruolo. Poche idee e, mutuando Ennio Flaiano, ben confuse. A tutto ciò si aggiunge il fatto che nei primi 40’ Cuccureddu è costretto a fare due sostituzioni, dal momento che anche il difensore Mengoni è uscito per infortunio. Nella ripresa il Pescara si è buttato all’attacco con la forza della disperazione. Una reazione più nervosa che lucida, frutto dell’incitamento del pubblico più che di un giocon ragionato. Tanti palloni buttati in mezzo senza senso, una manna per la Reggiana che all’inizio ha fallito un paio di occasioni per raddoppiare.
In contropiede ha fatto del male al Pescara. Il 2-0 è arrivato al 6’, quando Vitale ha mantenuto in gioco il centravanti Ingari che ha trafitto Pinna in diagonale. Sul 2-0 Cuccureddu ha giocato la carta della disperazione (non poteva metterlo al posto di Bonanni?), ovvero Marco Verratti. Che ha portato un po’ di luce in mezzo al campo, quello che può dare un ragazzo di 17 anni, dotato tecnicamente, in una squadra comunque sbilanciata in avanti. E’ arrivato il gol della bandiera, segnato dall’esordiente Sembroni in mischia. Ma poteva finire 3-1 se Ingari non avesse fallito il gol da posizione ravvicinata grazie a un altro errore di Vitale. Una fine ingloriosa per il Pescara, superficiale nell’atteggiamento e senza idee di gioco. Un’involuzione pericolosa che si trascina da tempo.
Solito copione al Giglio: la Reggiana, schierandosi con il 4-4-1, ha chiuso le fasce ai biancazzurri ed è ripartita. Un atteggiamento che ha finito per inaridire nuovamente le fonti di gioco dei biancazzurri, visto che in mezzo al campo di verticalizzazioni non ne è riuscita una. Ha vinto l’impostazione tattica di Loris Dominissini che ha utilizzato una sola punta di ruola attorno alla quale fioccavano gli inserimenti. Nel Pescara non segnano più le punte e lì dietro l’errore prima o poi ci scappa, insomma una squadra abulica. Granata subito pericolosi: all’inizio ci ha messo una pezza Pinna su Saverino, poi Sansovini ha trovato un grande Tomasig sulla sua strada. Ma a spezzare l’equilibrio ha provveduto un malinteso tra Pinna e il claudicante Mengoni che ha determinato il fallo da rigore su Alessi trasformato da Stefani, al sesto gol in campionato.
Subito dopo la sostituzione di Bonanni, infortunato. E’ entrato Ganci, la punta sacrificata all’inizio per dare spazio alla coppia Zizzari-Sansovini. Il suo impatto sulla gara è stato impalpabile. E con le tre punte in campo contemporaneamente il Pescara ha confermato di perdere la bussola. Non è né un 4-4-2 né un 4-3-3, troppa gente fuori ruolo. Poche idee e, mutuando Ennio Flaiano, ben confuse. A tutto ciò si aggiunge il fatto che nei primi 40’ Cuccureddu è costretto a fare due sostituzioni, dal momento che anche il difensore Mengoni è uscito per infortunio. Nella ripresa il Pescara si è buttato all’attacco con la forza della disperazione. Una reazione più nervosa che lucida, frutto dell’incitamento del pubblico più che di un giocon ragionato. Tanti palloni buttati in mezzo senza senso, una manna per la Reggiana che all’inizio ha fallito un paio di occasioni per raddoppiare.
In contropiede ha fatto del male al Pescara. Il 2-0 è arrivato al 6’, quando Vitale ha mantenuto in gioco il centravanti Ingari che ha trafitto Pinna in diagonale. Sul 2-0 Cuccureddu ha giocato la carta della disperazione (non poteva metterlo al posto di Bonanni?), ovvero Marco Verratti. Che ha portato un po’ di luce in mezzo al campo, quello che può dare un ragazzo di 17 anni, dotato tecnicamente, in una squadra comunque sbilanciata in avanti. E’ arrivato il gol della bandiera, segnato dall’esordiente Sembroni in mischia. Ma poteva finire 3-1 se Ingari non avesse fallito il gol da posizione ravvicinata grazie a un altro errore di Vitale. Una fine ingloriosa per il Pescara, superficiale nell’atteggiamento e senza idee di gioco. Un’involuzione pericolosa che si trascina da tempo.