ADDIO SERIE A
Illusioni e confusione, così è svanito il sogno del Pescara
La via crucis tra delusioni e rimpianti: da Palena a Firenze, cronaca di una retrocessione senza alibi
PESCARA. Dall’entusiasmo alla depressione il passo è stato breve. Come distruggere tutto quello di buono fatto nella scorsa annata, culminata con la promozione in A, in pochi mesi. Il Pescara, a distanza di 4 anni dall’ultima volta, è caduto di nuovo in trappola. La retrocessione in serie B è arrivata dopo tanti record negativi, contestazioni, due allenatori in panchina, una rosa (quasi due) formata da diversi giocatori inadeguati al progetto.
Il tutto con una spruzzata di confusione e presunzione degli attori protagonisti fuori e dentro dal campo. Non è stato solo un problema di risorse economiche. Gli errori sono stati commessi la scorsa estate, in sede di costruzione della squadra. E a gennaio, invece di porvi rimedio, la situazione è peggiorata. Scelte sbagliate, su tutti i fronti. Il ritiro di Palena era partito con grande entusiasmo, ma, il blando lavoro sul mercato aveva fatto innervosire Massimo Oddo, felice sicuramente per il rinnovo triennale legato al progetto (quale?) della società, ma preoccupato per il poco materiale tecnico a sua disposizione.
A fine luglio, il tecnico, a chiare note, aveva urlato tutta la sua perplessità: «Rinforzi subito, in ogni reparto», botta e risposta col presidente Sebastiani, che aveva tentato di rassicurarlo. Le prime frizioni prima dell’avvio del campionato. Il pareggio beffa con il Napoli, aveva fatto intravedere buone cose (nascondendo i problemi dell’organico inadeguato e, soprattutto, incompleto) e la vittoria a tavolino col Sassuolo aveva mascherato i problemi. Un mercato giudicato molto buono da Oddo e Sebastiani, con quest’ultimo, all’indomani della chiusura della campagna trasferimenti, aveva dato 8 al lavoro della società. Scelte di mercato difese con grande professionalità da Oddo, che prima della gara col Torino aveva tenuto una conferenza stampa-show, con tanto di tormentone in dialetto: «Addo’ jéme senza ’na punte, addo’ jéme senza ’nu difenzore», che fece il giro d’Italia.
Le parole di rassicurazione di presidente e allenatore non sono servite, perché nel giro di due mesi i biancazzurri sono sprofondati, perdendo (0-4) in casa lo scontro diretto con l’Empoli e subendo la contestazione dei tifosi, stufi del rendimento del Delfino alla quarta sconfitta consecutiva. La crisi è aperta e la tifoseria, a metà dicembre, irrompe al porto turistico dove è in programma la cena di Natale di squadra e società. Pugni e calci contro le auto dei calciatori e solo l’intervento delle forze dell’ordine ha riportato la calma. Nonostante le promesse, nel mercato di gennaio il Pescara non si rinforza.
Giocatori infortunati, fuori forma e al traguardo della carriera, oltre ad oggetti misteriosi, arrivano in biancazzurro senza incidere. A febbraio, il giorno dopo il ko con la Lazio, un bruttissimo fatto di cronaca scuote l’ambiente. Degli ignoti durante la notte del 7 febbraio incendiano le auto del presidente Sebastiani parcheggiate nel cortile di casa sua. Da lì a una settimana, dopo il capitombolo col Torino, l’esonero di Oddo, nel giorno di San Valentino. Anche in questo caso la vicenda viene gestita malissimo. Sebastiani, con l’ausilio del ds Pavone, gioca la carta Zeman.
Il boemo accetta la panchina e centra la prima vittoria (sul campo) dei biancazzurri, travolgendo 5-0 il Genoa. l’exploit si rivela, però, un fuoco di paglia, perché i biancazzurri a distanza di un mese tornano mestamente in B. È la Roma che condanna il Delfino, il 24 aprile, vincendo all’Adriatico e rispedendo i biancazzurri in cadetteria con 5 turni d’anticipo rispetto alla fine del torneo. I sogni di salvezza vengono dissolti in fretta e il Pescara finisce sotto i riflettori solo per motivi extra-calcistici, come il caso Muntari, scoppiato a Cagliari, o l’ennesimo atto vandalico nei confronti di Sebastiani, ai primi di maggio, con una bomba carta lanciata nel giardino di casa.
Una stagione da dimenticare in fretta sotto tutti i fronti, ma che serva da lezione visto che il Pescara ha battuto parecchi record negativi. Si ripartirà nel segno di Zeman, che per la prossima stagione ha già messo i primi paletti. Una rosa con non più di 28 giocatori, idee chiare e zero ingerenze da parte del club. Il boemo ama rispettare le regole e farle rispettare e quest’anno ha trovato uno spogliatoio sulla soglia dell’anarchia, con diverse fratture e fazioni. Troppi galli e poche regole, hanno fatto implodere il Delfino, che d’ora in poi non potrà sbagliare più nulla. Specie nel mercato e nel campo della comunicazione.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Il tutto con una spruzzata di confusione e presunzione degli attori protagonisti fuori e dentro dal campo. Non è stato solo un problema di risorse economiche. Gli errori sono stati commessi la scorsa estate, in sede di costruzione della squadra. E a gennaio, invece di porvi rimedio, la situazione è peggiorata. Scelte sbagliate, su tutti i fronti. Il ritiro di Palena era partito con grande entusiasmo, ma, il blando lavoro sul mercato aveva fatto innervosire Massimo Oddo, felice sicuramente per il rinnovo triennale legato al progetto (quale?) della società, ma preoccupato per il poco materiale tecnico a sua disposizione.
A fine luglio, il tecnico, a chiare note, aveva urlato tutta la sua perplessità: «Rinforzi subito, in ogni reparto», botta e risposta col presidente Sebastiani, che aveva tentato di rassicurarlo. Le prime frizioni prima dell’avvio del campionato. Il pareggio beffa con il Napoli, aveva fatto intravedere buone cose (nascondendo i problemi dell’organico inadeguato e, soprattutto, incompleto) e la vittoria a tavolino col Sassuolo aveva mascherato i problemi. Un mercato giudicato molto buono da Oddo e Sebastiani, con quest’ultimo, all’indomani della chiusura della campagna trasferimenti, aveva dato 8 al lavoro della società. Scelte di mercato difese con grande professionalità da Oddo, che prima della gara col Torino aveva tenuto una conferenza stampa-show, con tanto di tormentone in dialetto: «Addo’ jéme senza ’na punte, addo’ jéme senza ’nu difenzore», che fece il giro d’Italia.
Le parole di rassicurazione di presidente e allenatore non sono servite, perché nel giro di due mesi i biancazzurri sono sprofondati, perdendo (0-4) in casa lo scontro diretto con l’Empoli e subendo la contestazione dei tifosi, stufi del rendimento del Delfino alla quarta sconfitta consecutiva. La crisi è aperta e la tifoseria, a metà dicembre, irrompe al porto turistico dove è in programma la cena di Natale di squadra e società. Pugni e calci contro le auto dei calciatori e solo l’intervento delle forze dell’ordine ha riportato la calma. Nonostante le promesse, nel mercato di gennaio il Pescara non si rinforza.
Giocatori infortunati, fuori forma e al traguardo della carriera, oltre ad oggetti misteriosi, arrivano in biancazzurro senza incidere. A febbraio, il giorno dopo il ko con la Lazio, un bruttissimo fatto di cronaca scuote l’ambiente. Degli ignoti durante la notte del 7 febbraio incendiano le auto del presidente Sebastiani parcheggiate nel cortile di casa sua. Da lì a una settimana, dopo il capitombolo col Torino, l’esonero di Oddo, nel giorno di San Valentino. Anche in questo caso la vicenda viene gestita malissimo. Sebastiani, con l’ausilio del ds Pavone, gioca la carta Zeman.
Il boemo accetta la panchina e centra la prima vittoria (sul campo) dei biancazzurri, travolgendo 5-0 il Genoa. l’exploit si rivela, però, un fuoco di paglia, perché i biancazzurri a distanza di un mese tornano mestamente in B. È la Roma che condanna il Delfino, il 24 aprile, vincendo all’Adriatico e rispedendo i biancazzurri in cadetteria con 5 turni d’anticipo rispetto alla fine del torneo. I sogni di salvezza vengono dissolti in fretta e il Pescara finisce sotto i riflettori solo per motivi extra-calcistici, come il caso Muntari, scoppiato a Cagliari, o l’ennesimo atto vandalico nei confronti di Sebastiani, ai primi di maggio, con una bomba carta lanciata nel giardino di casa.
Una stagione da dimenticare in fretta sotto tutti i fronti, ma che serva da lezione visto che il Pescara ha battuto parecchi record negativi. Si ripartirà nel segno di Zeman, che per la prossima stagione ha già messo i primi paletti. Una rosa con non più di 28 giocatori, idee chiare e zero ingerenze da parte del club. Il boemo ama rispettare le regole e farle rispettare e quest’anno ha trovato uno spogliatoio sulla soglia dell’anarchia, con diverse fratture e fazioni. Troppi galli e poche regole, hanno fatto implodere il Delfino, che d’ora in poi non potrà sbagliare più nulla. Specie nel mercato e nel campo della comunicazione.
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