Pescante eletto ai vertici dello sport mondiale
Nessun italiano era mai arrivato così in alto nel governo dello sport mondiale. Mario Pescante, 71 anni di Avezzano, è il nuovo vicepresidente del Comitato olimpico internazionale
Nessun italiano era mai arrivato così in alto nel governo dello sport mondiale. Da ieri Mario Pescante, 71 anni di Avezzano, è il nuovo vice presidente del Comitato olimpico internazionale. E' stato eletto a Copenaghen dall'assemblea del Cio che ha confermato alla presidenza il belga Jacques Rogge. Pescante ha ottenuto 53 voti su 88; 37 sono andati all'altro candidato, Ching Kuo Wu, di Taipei, presidente mondiale della boxe. Una carica di assoluto prestigio che corona un percorso cominciato oltre quaranta anni fa quando Pescante ù che in gioventù è stato mezzofondista ù inizia la carriera dirigenziale al livello di sport universitario.
Nominato segretario generale del Coni nel 1973, ne diventa presidente dieci anni dopo, rimanendo in carica fino al 1988 quando rassegna le dimissoni per lo scandalo che travolge il laboratorio antidoping dell'Acqua Acetosa. Dal 1994 è membro del Cio, di cui diventa una sorta di "ministro degli esteri" dopo che gli viene affidata l presidenza della commissione relazioni internazionali. Di recente torna nel suo Abruzquando viene nominato commissario straordinario dei Giochi del Mediterraneo di Pescara: Pescante prende in mano una situazione quasi disperata dal punto di vista finanziario e organizzativo, ma riesce in breve tempo ad allestire una delle migliori edizioni della quasi sessantennale storia dei Giochi.
E' ancora a Copenaghen quando riusciamo a metterci in contatto con Pescante via telefono, un telefono che bolle perché lo stanno chiamando tutti.
Onorevole Pescante, il sottosegretario allo sport Rocco Crimi ha appena dichiarato che questa è la vittoria dell'Italia.
«E' una vittoria che va condivisa con tutto lo sport italiano e la sua dirigenza. Certo, mi fa molto piacere che un sottosegretario dica che è una vittoria di tutto il Paese. Essere vicepresidente di un organismo che rappresenta 204 nazioni e con il prestigio che ha il Cio: beh, si può essere orgogliosi».
I paesi arabi sono stati determinanti per la sua elezione?
«In questo l'Abruzzo ha il suo merito: quando i loro candidato è stato escluso, gli amici arabi che erano a Pescara hanno votato tutti per me, tranne uno. L'amicizia c'era anche prima, ma è stata rinsaldata, oltre che dal successo dei Giochi, dal calore della gente; quindi devo ringraziare gli abruzzesi che hanno partecipato con quel calore alle cerimonie dei Giochi di Pescara».
Adesso i suoi impegni nel Cio quali saranno? Il presidente della Federatletica Franco Arese si è detto convinto che il suo impegno sarà nella lotta al doping.
«Io continuerò a fare quello che faccio adesso nel Cio (curare le relazioni internazionali ndr): per esempio stiamo portando avanti dei progetti di aiuto ai Paesi dove operano le truppe di peacekeeping dell'Onu, per costruire impianti sportivi. Certo, i giovani di quesi Paesi hanno dei problemi molto gravi, ma con lo sport speriamo di aiutarli a rendere la vita più vivibile. Comunque l'obiettivo è sempre uno: lo sport al servizio della pace, senza barriere».
L'Italia vuole le Olimpiadi 2020, ma sembra che abbiamo cominciato in maniera a dir poco confusa, intanto con la lotta fra Roma e Venezia.
«Guardi, quando ero qui, da candidato alla vice presidenza del Cio ho letto con grande imbarazzo le notizie che venivano dal mio Paesello, dalla mia Italietta. Abbiamo letto di tutto: improbabili autocandidature per dirigere il comitato organizzatore, cerimonie da fare in città diverse da quelle delle gare, ho letto pefino che qualcuno vorrebbe fare la cerimonia inaugurale al Colosseo, e un rappresentante della Nuova Guinea mi ha preso in giro chiedendomi se al Colosseo c'erano ancora i leoni. Un'improvisazione, un'impreparazione veramente imbarazzanti. Per carità nessuno è tenuto a conoscere le regole del Cio, ma prima di parlare di Olimpiadi sarebbe stato bene informarsi. E allora io che ci sto a fare qui? Bastava farmi una telefonata e avrei subito spiegato che si candidano le città, non regioni o terrritori. Poi si può fare tutto, però è chiaro che si perde. Quindi bisogna decidere quali città intendono candidarsi. Poi se continuano i "no" su tutto, se si vogliono sfruttare le Olimpiadi per qualunque tipo di protesta, dalla Tav al nucleare, se grandi intellettuali scrivono articoli per chiedersi a cosa servono le Olimpiadi, insomma se il clima resta questo allora è meglio lasciar stare, perché perdiamo di sicuro».
In ogni caso, meglio Roma o Venezia?
«Questo non lo posso decidere io, lo decide il Coni: ognuno presenta la propria proposta poi si sceglie quella migliore».
Nominato segretario generale del Coni nel 1973, ne diventa presidente dieci anni dopo, rimanendo in carica fino al 1988 quando rassegna le dimissoni per lo scandalo che travolge il laboratorio antidoping dell'Acqua Acetosa. Dal 1994 è membro del Cio, di cui diventa una sorta di "ministro degli esteri" dopo che gli viene affidata l presidenza della commissione relazioni internazionali. Di recente torna nel suo Abruzquando viene nominato commissario straordinario dei Giochi del Mediterraneo di Pescara: Pescante prende in mano una situazione quasi disperata dal punto di vista finanziario e organizzativo, ma riesce in breve tempo ad allestire una delle migliori edizioni della quasi sessantennale storia dei Giochi.
E' ancora a Copenaghen quando riusciamo a metterci in contatto con Pescante via telefono, un telefono che bolle perché lo stanno chiamando tutti.
Onorevole Pescante, il sottosegretario allo sport Rocco Crimi ha appena dichiarato che questa è la vittoria dell'Italia.
«E' una vittoria che va condivisa con tutto lo sport italiano e la sua dirigenza. Certo, mi fa molto piacere che un sottosegretario dica che è una vittoria di tutto il Paese. Essere vicepresidente di un organismo che rappresenta 204 nazioni e con il prestigio che ha il Cio: beh, si può essere orgogliosi».
I paesi arabi sono stati determinanti per la sua elezione?
«In questo l'Abruzzo ha il suo merito: quando i loro candidato è stato escluso, gli amici arabi che erano a Pescara hanno votato tutti per me, tranne uno. L'amicizia c'era anche prima, ma è stata rinsaldata, oltre che dal successo dei Giochi, dal calore della gente; quindi devo ringraziare gli abruzzesi che hanno partecipato con quel calore alle cerimonie dei Giochi di Pescara».
Adesso i suoi impegni nel Cio quali saranno? Il presidente della Federatletica Franco Arese si è detto convinto che il suo impegno sarà nella lotta al doping.
«Io continuerò a fare quello che faccio adesso nel Cio (curare le relazioni internazionali ndr): per esempio stiamo portando avanti dei progetti di aiuto ai Paesi dove operano le truppe di peacekeeping dell'Onu, per costruire impianti sportivi. Certo, i giovani di quesi Paesi hanno dei problemi molto gravi, ma con lo sport speriamo di aiutarli a rendere la vita più vivibile. Comunque l'obiettivo è sempre uno: lo sport al servizio della pace, senza barriere».
L'Italia vuole le Olimpiadi 2020, ma sembra che abbiamo cominciato in maniera a dir poco confusa, intanto con la lotta fra Roma e Venezia.
«Guardi, quando ero qui, da candidato alla vice presidenza del Cio ho letto con grande imbarazzo le notizie che venivano dal mio Paesello, dalla mia Italietta. Abbiamo letto di tutto: improbabili autocandidature per dirigere il comitato organizzatore, cerimonie da fare in città diverse da quelle delle gare, ho letto pefino che qualcuno vorrebbe fare la cerimonia inaugurale al Colosseo, e un rappresentante della Nuova Guinea mi ha preso in giro chiedendomi se al Colosseo c'erano ancora i leoni. Un'improvisazione, un'impreparazione veramente imbarazzanti. Per carità nessuno è tenuto a conoscere le regole del Cio, ma prima di parlare di Olimpiadi sarebbe stato bene informarsi. E allora io che ci sto a fare qui? Bastava farmi una telefonata e avrei subito spiegato che si candidano le città, non regioni o terrritori. Poi si può fare tutto, però è chiaro che si perde. Quindi bisogna decidere quali città intendono candidarsi. Poi se continuano i "no" su tutto, se si vogliono sfruttare le Olimpiadi per qualunque tipo di protesta, dalla Tav al nucleare, se grandi intellettuali scrivono articoli per chiedersi a cosa servono le Olimpiadi, insomma se il clima resta questo allora è meglio lasciar stare, perché perdiamo di sicuro».
In ogni caso, meglio Roma o Venezia?
«Questo non lo posso decidere io, lo decide il Coni: ognuno presenta la propria proposta poi si sceglie quella migliore».