Quaranta anni fa la prima volta: il Pescara in serie A
3 luglio 1977: a Bologna i biancazzurri pareggiano a reti bianche contro l’Atalanta raggiungendo lo storico traguardo
PESCARA. L’urlo più bello in un giorno atteso per anni. Il 3 luglio del 1977 allo stadio Dall’Ara di Bologna il Pescara conquista la promozione in serie A. Lo 0-0 con l’Atalanta, dopo l’identico risultato ottenuto nel primo spareggio col Cagliari a Terni, consente ai biancazzurri di festeggiare per la prima volta l’accesso alla massima categoria. Al triplice fischio scoppia la festa in città e nell’impianto bolognese, colorato quasi per intero dai colori del Delfino. Un esodo (30-40mila tifosi) senza precedenti dalla città adriatica e dall’intera regione che inserisce il nome dei supporter pescaresi tra i protagonisti di una delle trasferte più numerose della storia calcistica italiana.
In Italia al governo c’è la Democrazia cristiana con Giulio Andreotti presidente del Consiglio e anche Pescara è in mano alla Dc. Il sindaco è il compianto Alberto Casalini, una figura che un paio d’anni prima, dopo la promozione in B con Tom Rosati, convoca in Comune i maggiori imprenditori locali chiedendo loro di contribuire al potenziamento della compagine societaria. Alla fine, oltre ai principali azionisti (Caldora, Marinelli, Taraborrelli, D’Eramo, Capacchietti, Nait e Di Properzio), nel 1976-77 in società si ritrovano circa venti figure che offrono il loro contributo. E ovviamente le ambizioni crescono di pari passo con l’entusiasmo dei tifosi.
Il resto è storia con la cavalcata dei biancazzurri che iniziano il ritiro a Palombaro, ma dopo alcuni giorni, a causa delle difficoltà logistiche, proseguono la preparazione allo stadio Adriatico. Lì Cadè getta le basi di un progetto tattico con alcuni principi della “zona”. Il risultato è un calcio fatto di verticalizzazioni e di scambi di posizione, anche perché gli attaccanti della rosa non hanno una grande struttura fisica, ma con i piedi se la cavano egregiamente. Calcio e divertimento, un binomio che gli sportivi pescaresi apprezzano e non abbandonano mai ritrovandolo in seguito nelle migliori espressioni con Giovanni Galeone e Zdenek Zeman.
Eppure, all’inizio il rendimento dei ragazzi di Cadè è altalenante (5 pareggi, 3 vittorie e altrettante sconfitte nelle prime 11 gare). La svolta con l’1-0 al Novara (gol di Giacomo La Rosa) che inaugura la serie di 6 successi consecutivi utili per lanciare i biancazzurri verso le zone alte della classifica. Tra dicembre e gennaio il Pescara capisce di poter giocarsi la serie A. Il numero di spettatori cresce a dismisura e lo stadio diventa un catino. Un imprevisto, o meglio una tragedia, rischia di compromettere tutto. Il 9 marzo del 1977 scompare il secondo portiere, Mario Giacomi. Era tornato a Verona per il funerale di un fratello e, nella notte che precede il funerale, Mario muore insieme a Gianni, un altro fratello, stroncato dall’ossido di carbonio di una caldaia. Una vicenda drammatica. Quattro giorni dopo, la rimonta contro l’Avellino (da 0-1 a 3-1) rianima la squadra dopo che tutto lo stadio aveva cantato a squarciagola il nome di Giacomi. A lui la dedica per la promozione.
Tra i protagonisti, molti sono rimasti nel mondo del calcio come allenatori o preparatoti (Piloni, Motta, Mosti, Andreuzza, Galbiati, Orazi, Donatelli, Prunecchi, Di Michele), direttori sportivi (Repetto, ora al Teramo e Di Somma al Benevento), altri si sono dedicati ad altre professioni. Ad esempio Ferro (agente di commercio), La Rosa, funzionario del Banco di Roma che ha giocato prima con l’omonima squadra e poi ha proseguito divertendosi nei dilettanti. A 40 anni segnava gol a raffica nell’Eccellenza laziale. Cesati è tornato al lavoro a Sassuolo nell’azienda di rivestimenti interni che gestisce insieme al fratello. Altri purtroppo sono volati in cielo troppo presto, come l’ex capitano Vincenzo Zucchini che rimase nel Pescara prima nelle vesti di allenatore poi di team manager. O come Mario Giacomi, Matteo Santucci, Eraldo Mancin e Marco Masoni. Nomi indimenticabili per i tifosi pescaresi.
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