A24 e A25, messa in sicurezza: «Autostrade, si muovano i governatori»

7 Giugno 2017

Carlo Toto scrive a D’Alfonso e Zingaretti: non siamo il bancomat dell'Anas, questo è uno scippo ai danni di Lazio e Abruzzo. E i lavori di manutenzione rischiano di fermarsi

PESCARA. «Non possiamo essere la cassa continua dell’Anas». L’imprenditore Carlo Toto, azionista di riferimento del Gruppo omonimo, che controlla la Concessionaria Strada dei Parchi, lancia un allarmato appello ai presidenti delle Regioni Abruzzo Luciano D’Alfonso e Lazio Nicola Zingaretti, perché intervengano sul provvedimento del Parlamento che destina all’Anas (e non al ministero delle Infrastrutture) i due anni di concessione (111 milioni di euro circa) destinati agli interventi di manutenzione straordinaria per la messa in sicurezza delle autostrade A24 e A25. Le due annualità serviranno per i primi interventi di messa in sicurezza che peraltro sono già iniziati. L’importo totale per i lavori calcolato dalla concessionaria è di 194 milioni. Al momento ne sono stati autorizzati dal ministero delle Infrastrutture per 164 milioni. Ma questi lavori, avverte Toto, rischiano di fermarsi.
«Si sta consumando uno scippo ai danni di Lazio e Abruzzo, e le due Regioni brillano per il silenzio assordante con cui assistono agli eventi», scrive Toto ai due governatori. «Le autostrade A24 e A25 non possono più svolgere il ruolo di cassa continua dell'Anas che non ha più nulla a che fare con queste due autostrade dalle quali, comunque, in soli dodici anni di gestione privata, ha incassato qualcosa come 670 milioni, con una rata annuale di 56 milioni».
Ora, ribadisce l’imprenditore «la messa in sicurezza urgente di A24 e A25 rischia di pesare solo sulle tasche dei cittadini laziali e abruzzesi». Nel mirino c’è il famoso subemendamento alla manovra del Governo, che all'ultimo minuto ha destinato all'Anas i fondi per i canoni. «Si tratta di una cifra importante che raggiunge i 630 milioni, a fine concessione», dice Toto, «una parte dei quali dovrebbero servire proprio a sostenere la messa in sicurezza urgente dei viadotti, garantendo così una politica di contenimento delle tariffe autostradali. Regalare queste somme all'Anas significa una sola cosa: i lavori di messa in sicurezza urgente li dovranno pagare i cittadini, con un aumento delle tariffe autostradali. Altrimenti li deve pagare il ministero con propri fondi, che oggi non ha, così da scongiurare nuovi rincari. Davanti a questa contraddizione finanziaria e normativa i lavori autorizzati rischiano di essere fatti solo parzialmente. Mi aspetto» conclude l'imprenditore «che i maggiori rappresentati dei territori interessati, ed in primis le due Regioni, facciano sentire la propria voce. In ballo c'è una partita, che si chiama sicurezza di una infrastruttura strategica in caso di calamità».
In una seconda lettera l’amministratore delegato di Strada dei Parchi Cesare Ramadori, imputa «all’inerzia» del ministero delle Infrastrutture sull’approvazione del Piano economico finanziario della concessione, fermo da 4 anni, il fatto che «gli interventi» di manutenzione straordinaria «si siano resi necessari e non più procrastinabili». E che la Strada dei Parchi non sia stata messa nelle condizioni di «reperire sul mercato dei capitali le risorse necessarie per finanziare gli investimenti».
Dunque, dice Ramadori, l’unico modo oggi per operare è quella di «attingere alle somme già accantonate per il pagamento delle annualità 2015 e 2016 del corrispettivo di concessione, nonché alle somme che si renderanno progressivamente disponibili per il pagamento delle annualità 2017 e 2018».
Strada dei Parchi torna quindi a reclamare l’utilizzo di quattro annualità di canoni, quindi poco più di 240 milioni, per completare i lavori di messa in sicurezza delle sue autostrade.
In alternativa, sottolinea l’amministratore delegato Ramadori, «l’unica leva attendibile per attuare gli investimenti sarebbe quella tariffaria, con conseguente inasprimento dei pedaggi».
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