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Anticipo del Tfr ai consiglieri, D'Alfonso: "Non firmo la legge"

Il presidente bacchetta la sua maggioranza: "Una norma intrusa approvata quando non c’ero"

PESCARA. «Non promulgherò quella norma fino a revoca». Così il presidente della regione Luciano D’Alfonso (ieri a Roccapia per la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria) boccia il blitz della sua maggioranza che, con l’avallo di parte della minoranza, ha approvato nell’ultimo Consiglio regionale una modifica della legge 40/2010 sulle indennità e i vitalizi dei consiglieri regionali. Una norma che permette ai consiglieri di chiedere l’anticipazione del Tfr, il trattamento di fine rapporto.

«In quella seduta ero assente per impegni istituzionali», dice D’Alfonso al Centro « e ho preso contezza solo oggi (ieri per chi legge) di quella norma». Una norma «intrusa» dice D’Alfonso, «che non era nell’azione di governo e nel programma, e che non ha ragione di esistere».

Per la sua maggioranza il governatore non ha nessuna giustificazione, anche perché è stato usato il sistema del “fuori sacco” (il testo è stato presentato in aula senza passare per le commissioni), una pratica che in campagna elettorale D’Alfonso ha promesso di non utilizzare. «E’ stata fatta una operazione di leggera valutazione», commenta ora il presidente, «della quale penso sono pentiti gli stessi presentatori». La decisione di D’Alfonso farà certamente discutere. Lo Statuto della Regione Abruzzo all’articolo 34 prevede la promulgazione «entro venti giorni» da parte del Presidente della Regione, ma non dice nulla sulla non promulgazione.

«Io non ho potere di non promulgare», ammette D’Alfonso, «ma non promulgo», aggiunge aprendo di fatto un conflitto non banale con l’assemblea.

Il tema è delicato, l’argomento spinoso, tanto che L’Espresso nel suo ultimo numero gli ha dedicato anche una nota dal titolo velenoso “Regalo fuori sacco”. Per i Consiglieri sarà difficile difendere il provvedimento e andare a un impopolare conflitto istituzionale con la presidenza (e per la maggioranza con il capo della coalizione). Il clima non è di quelli giusti. Quando si parla di indennità o di vitalizi l’opinione pubblica non usa il fioretto.

Attualmente il consigliere regionale ha diritto al termine del mandato di un trattamento di fine rapporto pari a tante mensilità quanti sono gli anni di mandato (fino a un massimo di dieci mensilità piene): per cinque anni parliamo di almeno 60mila euro.

Sarà anche un loro diritto avere l’anticipazione di una spettanza prevista dalla legge, come qualche consigliere ha detto, ma di questi tempi è meglio per tutti non esagerare con i privilegi.

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