Articolo 18, il monito del vescovo teologoForte: "Dignità e responsabilità per gli operai"

L'arcivescovo di Chieti, teologo tra i più vicini a Benedetto XVI, interviene sulla riforma del lavoro: "Coniugare diritti e doveri di lavoratori e imprenditori. C’è decadimento morale abbiamo bisogno di verità e giustizia non di vanità"

FARA SAN MARTINO. «La discussione sull'articolo 18 deve coniugare la dignità e il rispetto del lavoratore con la responsabilità di questi a fare con competenza e onestà il proprio mestiere». Un percorso di diritti e doveri per imprenditori e lavoratori, è quello che traccia l'arcivescovo Bruno Forte sulla strada verso la riforma del lavoro. L'occasione per intervenire nel dibattito sulla riforma del lavoro è offerta al teologo tra i più vicini a Benedetto XVI dalla messa per gli operai dei pastifici.

Il richiamo è inevitabile all'indomani della riforma del mercato del lavoro presentata dal governo Monti, che cambia dopo 30 anni l'articolo 18. Davanti ai lavoratori e agli amministratori delle aziende di Fara conosciute in tutto il mondo per la pasta, l'arcivescovo di Chieti-Vasto non si sottrae a una riflessione sulla crisi finanziaria e le sue conseguenze, traendo spunto anche dal passo dell'Esodo in cui il popolo ebraico, stanco, cerca rassicurazione negli idoli.

«La crisi che stiamo vivendo è legata a una profonda crisi morale», dice monsignor Forte, «e la conseguenza, prima o poi, è la distruzione del bene comune. Oggi abbiamo bisogno di verità e giustizia, non di vanità. Se vogliamo salvare l'azienda Italia dobbiamo tornare tutti, proprio tutti, al primato della coscienza».

Ci sono il management e le maestranze della Delverde, con il team argentino giunto in azienda dopo l'acquisizione da parte della Molinos e a cui il pastore indirizza un saluto in lingua spagnola, e delle altre aziende, De Cecco, Cocco, Bio Alimenta e Machen.

«Anche le discussioni sull'articolo 18 devono tener conto di questo», continua l'arcivescovo, «bisogna coniugare tre principi: la dignità, quindi il rispetto del lavoratore anche attraverso la stabilità del lavoro». E' il richiamo ai doveri degli imprenditori.

Subito dopo seguono quelli dei lavoratori: «Il secondo principio è la responsabilità, ovvero il lavoratore deve sentire come proprio orgoglio lavorare per qualcosa. Sono rimasto impressionato dai dati sul lavoro in Italia e anche in Abruzzo, sul tasso di assenteismo ancora molto forte. Ci sono ancora troppi problemi connessi a una fatica del lavoro, dovuta in parte ai lavoratori. Il terzo è quello della solidarietà: dobbiamo collaborare tutti, senza chiuderci nell'egoismo», è l'invito di Forte, «gli imprenditori nel proprio che può portare alla delocalizzazione, le banche a chiudere i rubinetti dei prestiti e della liquidità necessaria all'economia, i lavoratori a svolgere con impegno, onestà e competenza il loro incarico. Tutto questo la preghiera può ispirarlo».

Coscienza e impegno morale devono tornare al primo posto.

«Oggi c'è ancora una fatica nelle relazioni aziendali», mette in luce ancora monsignor Forte, «se il luogo di lavoro diventa un luogo di competizione, mobbing, non tutela della salute del lavoratore, allora tutto si deteriora. Anche l'azienda può diventare un luogo evangelico, attraverso il rispetto, la solidarietà, l'attenzione agli altri. Dalla crisi si esce insieme», conclude l'arcivescovo, «l'augurio è che dalle nostre aziende laboriose possa rinascere la nuova Italia».

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