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17 aprile

17 Aprile 2025

Oggi, ma nel 1960, in tutta Italia, “Marina”, del cantautore italo-belga Rocco Granata, era in cima alla classifica nazionale dei singoli pur essendo partito, nel 1959, come pezzo da b-side del 45 giri che aveva come traccia portante “Manuela”. Scalzava “It’s time to cry”, di Paul Anka, che era in vetta dal 26 marzo precedente, e resterà in prima posizione solo per sette giorni, fino al 23 aprile, quando dovrà cedere il passo a “Personalità”, di Caterina Valente. Anche se il 31 dicembre “Marina”, che era il lavoro discografico d’esordio di Granata, chiuderà la chart italiana dei singoli solo in decima posizione il tormentone entrerà nella storia della musica leggera tricolore (nella foto, particolare, il vinile nella “New beat edition” del 1989, con in primo piano l'autore alla fisarmonican accompagnato dal gruppo The Carnations, come riportato anche sulla copertina del disco) come "O sole mio" e "Volare".

Non solo, sia Granata che "Marina" - l'idea portante della ragazza mora, ma carina, del ritornello era nata da una pubblicità di sigarette - avranno molta popolarità tra gli immigrati e ne nascerà il musicarello omonimo, prodotto in Germania ovest, per la regia dell’ungherese Paul Matin, con la partecipazione dello stesso Granata e ola collaborazione di Giorgia Moll e del germanico Gustav “Bubi” Scholz. Lungometraggio che uscirà nelle sale cinematografiche il 19 agosto di quel 1960. Ma poi, nel 2013, arriverà pure il biopic, sempre intitolato “Marina”, con il belga Stijn Coninx dietro la macchina da presa nel quale Granata prenderà parte al cameo che lo vedrà nel ruolo di venditore di strumenti musicali.

Il film si aggiudicherà il Premio Magritte belga nel 2015. Granata, calabrese di Figline Vigliaturo, in provincia di Cosenza, classe 1938, era emigrato a Genk, in Belgio, da bambino per le necessità del padre di lavorare nella miniera di carbone. Quell'esperienza aveva inevitabilmente condizionato la sua formazione. Realtà occupazionale, quella delle cave di combustibile fossile dell'Europa centrale che diverrà tristemente nota dopo la sciagura mineraria di Bois du Cazier di Marcinelle, dell’8 agosto 1956, da 262 vittime, incluse le 60 vite abruzzesi spezzate.