Commercio, due giorni di sciopero regionale
I sindacati: 25 aprile e 1º maggio sono feste nazionali da celebrare senza lavorare
PESCARA. «La festa non si vende». Con questo slogan è stato proclamato lo sciopero regionale dei lavoratori del commercio nei prossimi due giorni di feste nazionali: il 25 aprile festa della Liberazione, mercoledì prossimo, e il 1º maggio, festa dei lavoratori. A farlo sono stati i sindacati regionali del commercio di Cgil, Cisl e Uil.
Con le due giornate di sciopero, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil protestano contro la liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi.
In Abruzzo, stando ai dati più recenti dell'Osservatorio nazionale del commercio del ministero per lo Sviluppo economico, ci sono 3.255 supermercati, 687 grandi magazzini e 2.486 negli ipermercati. Sono, invece, circa 19 mila gli esercizi commerciali al dettaglio.
«La liberalizzazione delle aperture e degli orari commerciali», affermano i tre sindacati in un documento unitario, «sta già producendo iniziative da parte di diverse imprese del commercio, per lo più della grande distribuzione organizzata, che hanno deciso di stare aperte nelle giornate tradizionali di festa».
«Il 25 aprile e il 1º maggio hanno un valore storico, umano e di grande contenuto culturale», proseguono i sindacati, «e la decisione assunte da alcune imprese di tenere aperti i negozi durante dette festività rischia di cancellare il significato e il valore che queste due giornate rappresentano nella storia d'Italia e nel movimento sindacale nazionale ed internazionale».
I sindacati ritengono che «non ci siano ragioni economiche così forti e dominanti per sacrificare la festa della liberazione e la festa del lavoro».
«Riteniamo, al contrario», sostengono Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, «che ci sarebbe un costo sociale alto da sostenere perché si limitano i pochi spazi dedicati al tempo libero, al ricordo, alla celebrazione collettiva di giornate che fanno parte del nostro patrimonio sociale, storico e culturale».
Secondo i sindacati dei lavoratori del commercio di Cgil, Cisl e Uil, inoltre, è «sbagliato e dannoso, come avvenuto in alcuni casi già per le giornate di Pasqua e lunedì dell'Angelo, il ricorso alle aperture festive perché si mercifica e si svuota il senso di queste giornate affermando il falso principio che nulla ha più valore davanti alle ragioni economiche e che la società è libera se è libera di consumare in ogni luogo, in ogni ora e giorno della settimana».
Infine, le liberalizzazioni previste dal cosiddetto decreto Salva Italia del governo Monti, secondo Cgil, Cisl e Uil, «stanno peggiorando le condizioni di chi lavora nel settore commercio, né sollevano l'economia del settore, in forte e crescente sofferenza in un momento in cui diminuiscono i redditi e i consumi».
Con le due giornate di sciopero, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil protestano contro la liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi.
In Abruzzo, stando ai dati più recenti dell'Osservatorio nazionale del commercio del ministero per lo Sviluppo economico, ci sono 3.255 supermercati, 687 grandi magazzini e 2.486 negli ipermercati. Sono, invece, circa 19 mila gli esercizi commerciali al dettaglio.
«La liberalizzazione delle aperture e degli orari commerciali», affermano i tre sindacati in un documento unitario, «sta già producendo iniziative da parte di diverse imprese del commercio, per lo più della grande distribuzione organizzata, che hanno deciso di stare aperte nelle giornate tradizionali di festa».
«Il 25 aprile e il 1º maggio hanno un valore storico, umano e di grande contenuto culturale», proseguono i sindacati, «e la decisione assunte da alcune imprese di tenere aperti i negozi durante dette festività rischia di cancellare il significato e il valore che queste due giornate rappresentano nella storia d'Italia e nel movimento sindacale nazionale ed internazionale».
I sindacati ritengono che «non ci siano ragioni economiche così forti e dominanti per sacrificare la festa della liberazione e la festa del lavoro».
«Riteniamo, al contrario», sostengono Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, «che ci sarebbe un costo sociale alto da sostenere perché si limitano i pochi spazi dedicati al tempo libero, al ricordo, alla celebrazione collettiva di giornate che fanno parte del nostro patrimonio sociale, storico e culturale».
Secondo i sindacati dei lavoratori del commercio di Cgil, Cisl e Uil, inoltre, è «sbagliato e dannoso, come avvenuto in alcuni casi già per le giornate di Pasqua e lunedì dell'Angelo, il ricorso alle aperture festive perché si mercifica e si svuota il senso di queste giornate affermando il falso principio che nulla ha più valore davanti alle ragioni economiche e che la società è libera se è libera di consumare in ogni luogo, in ogni ora e giorno della settimana».
Infine, le liberalizzazioni previste dal cosiddetto decreto Salva Italia del governo Monti, secondo Cgil, Cisl e Uil, «stanno peggiorando le condizioni di chi lavora nel settore commercio, né sollevano l'economia del settore, in forte e crescente sofferenza in un momento in cui diminuiscono i redditi e i consumi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA