D’Alfonso: «Il buco sanità e le tasse? Le quattro Asl sono le agenzie elettorali del centrodestra, come gli autogrill di Sarni»

Intervista al deputato Pd: «L’aumento delle tasse rompe il patto tra Marsilio e gli elettori. Hanno preso la decisione chiusi in un sarcofago e protetti dalla polizia»
L’AQUILA. Luciano D’Alfonso mi stupisce: chirurgico, durissimo, a tratti persino feroce, sia pure in una forma linguistica cortese, e formalmente forbita. L’ex presidente della Regione, oggi deputato, attacca la giunta di centrodestra sulla manovra delle tasse e profetizza: “Stanno rompendo il loro rapporto fiduciario con gli elettori. I più intelligenti di loro lo sanno”.
Presidente D’Alfonso ha visto? Alla fine il centrodestra ha fatto quadrare i conti sulla sanità.
Dice? A me pare che per farlo Marsilio abbia rotto un patto di cittadinanza che, in Europa e nel mondo, durava dal 1215.
Sta scherzando?
Dal tempo della Magna Carta le tasse si stabiliscono a porte aperte concordando e discutendo in pubblico. Mai con i militari in ausilio. Mai in una cripta. Ma ne parliamo dopo. La vedo interessata alla storia.
Perché evoca il 1215 di Giovanni senzaterra?
Perché è questa la data che inaugura l’età moderna della storia fiscale d’Europa, il re inglese, prima di imporre nuove tasse, era costretto a chiedere l’approvazione del Parlamento. I baroni strappano questo vincolo, limitano l’autocrazia dei monarchi. È il primo diritto che ostacola l’arbitro.
Perché?
La tassazione colpisce il destinatario della tassazione e limita la sua libertà fisica ed economica. La tassazione diventa il contesto sociale in cui anche il sovrano assoluto deve fermarsi.
Provocatorio ma interessante, lo riconosco.
Per la prima volta, a partire dal 1215, accade che all’imposizione delle tasse – nella storia dell’umanità – corrisponde un aumento dei diritti, prima degli aristocratici, poi dei borghesi, e infine dei cittadini. Con Marsilio – se ci pensa – per la prima volta accade il contrario.
Marsilio ha detto di aver subito una Capitol Hill di sinistra. Un bivacco di manipoli.
Non scherziamo, con gli ululati che si richiamano al gergo del ventennio mussoliniano non si rimpicciolisce la gravità di ciò che le ho spiegato.
Mi meraviglio che chi viene da sinistra possa essere così drastico sulle tasse.
È gravissimo che gli abruzzesi debbano pagare di più per avere di meno. Il centrodestra si impicca al buco della sanità.
Lei che avrebbe fatto?
Rifletta con me: 120 mila abruzzesi che rinunciano alle cure – è un dato del Gimbe pubblicato da voi! – sono una intera città che ha rinunciato alla cura.
E poi?
Aggiunga almeno 50 mila esodati che si curano fuori, incrementando la mobilità esterna! Se fa il conto cosa salta fuori?
Totale 170 mila persone.
Che rinunciano a curarsi in questa terra. Altro che bivacco per i manipoli!
Marsilio ha scritto su queste pagine che l’occupazione è stato un atto violento, Che va denunciato.
Violenza è doversi curare fuori per non morire.
Lei non è un moderato?
Lo sono. Anche Civiltà Cattolica è la voce del cattolicesimo moderato. Tuttavia esalta il valore la disobbedienza davanti alle leggi ingiuste. E non è ingiusto quel che le ho descritto?
L’istituzionale D’Alfonso difende la disobbedienza civile?
In questo caso sì. Deliberare l’ingiustificabile significa essere irresponsabili. Marsilio è stato irresponsabile.
Lei però non c’era.
Io non sono andato ma ho applaudito chi cantava. Non c’ero perché ero a Roma a fare il parlamentare.
Mi dica se avrebbe cantato Bella ciao sì o no.
C’era bisogno di cristallizzare il dissenso. Questo ha fatto D’Amico.
Chi decide se bisogna cristallizzare il dissenso?
Io sono un cattolico moderato ma il diritto alla disobbedienza contro le ingiustizie sociali è nel dna dei cattolici. È la disobbedienza giusta.
Lo deve spiegare meglio.
Non le basta questo esempio? Il più alto numero di anziani che rinuncia alle cure per solitudine, fragilità e dolore. Non si può dare mance, e poi venire meno alla copertura della sanità.
Lei conosce i bilanci abbastanza da dire che c’era un’altra via?
I 50 milioni di buco se visti per tempo si trovavano, dicendo no alle mance. Dicendo no alle concessioni paternalistiche, no alle spettacolarizzazioni costosissime. No a spese fiduciarie e discrezionali. In una parola: il contrario di quello che hanno fatto loro.
Dove inizia questa storia?
Dopo il 2016 dovevano essere nove anni di ricostruzione. Invece è andata così. È vero che il centrodestra è certo di aver persuaso il suo elettorato. Ma non ci sono riusciti.
E come lo sa?
Io conosco molto bene il centrodestra degli elettori, per essere stato molte volte favorito da loro. Lo conosco come e quanto loro.
E cosa ha capito di questo popolo?
Vive su una dorsale di aspettative individuali. La tassazione è la cosa più odiosa che possano immaginare. Ha ragione Sospiri quando dice: “Le tasse non sono nel nostro Dna”.
E poi?
Come fai a chiedere soldi agli abruzzesi dell’interno, che lottano per difendere il territorio?
Marsilio ha vinto due volte, quindi quel consenso lo ha raccolto.
Con le leggi mancia. La mancia non crea bene pubblico, crea preferenze e quindi discrezionalità.
Però adesso hanno risanato.
Lo dice lei? Conosco i bilanci. La metà del debito coperto con questa tassazione è stata consumata con una sola giornata di discussione del consiglio regionale.
E quando governava lei non c’erano mance?
Mai, mai, mai! Non c’è mai stata. Convochiamo un giurì d’onore.
Ma riconosce che Marsilio ha consenso?
Il consenso è quello che trasforma il territorio, non quello che trasforma il luccichio in voti.
Voterebbero voi questi cittadini?
Il patto sociale del centrodestra era costruito sul rispetto delle scelte individuali. Ora è stato rotto.
Il centrodestra ricorda che per i più è il costo di un caffè al mese.
Caffè o pizza non importa: è simbolo. Solo gli incapienti oggi non pagano in Abruzzo!
Se pagano è la sanità che cambia.
Si colpisce la struttura produttiva di questa regione, e il suo eroe collettivo: il ceto medio. Tutti pagano di più.
Marsilio ha spiegato al Centro: abbiamo abbassato l’aliquota rispetto a quanto era salita.
È un gioco di prestigio, una operazione nominalistica. Il punto è che la spesa sanitaria è fuori controllo.
Era, o è?
È, è! Tutti capiscono che le Asl sono in deficit perché sono delle agenzie elettorali.
Addirittura!
In campagna elettorale sembravano delle aree di servizio di Sarni.
Lei spara su tutti?
Non è vero. Colgo uno sforzo di Sospiri che dice: “Non avrei mai usato quella espressione volgare e irriguardosa, Teppa rossa”.
Ma Sospiri ha spiegato che il deficit-Monstre è una tantum.
Non può dirlo. Loro sanno che non sarà l’unica operazione. La profondità della spesa generata dalle Asl è abissale.
Ha studiato i bilanci?
Il meccanismo che si è prodotto è devastante. Pensi solo al meccanismo dei Global service.
Provi a spiegarlo.
Niente appalti. Niente gare.È come se io mi obbligassi a comprare di continuo beni e servizi. Un meccanismo micidiale. Inarrestabile.
Esempio?
Hanno stravolto il detto cardine della civiltà contadina abruzzese: Compro a misura e pago a corpo.
Ovvero: compro tre galline, due mucche e una pecora, ma poi ottengo un prezzo cumulativo.
Ecco. Con Marsilio è esattamente il contrario: “Compro a corpo, e pago a misura”. Si rende conto? Chiusi nella cripta!
Hanno salvato la funzionalità istituzionale dell’ipogeo
Sono andati nel sarcofago! Mi ha sconvolto la cintura protettiva che ha determinato l’adozione dell’atto. A porte chiuse, con i poliziotti,
Ma lei, a parti invertite, sarebbe entrato in un’aula occupa da Fdi?
Se ci fossi entrato avrei capitalizzato il lavoro precedente di contatto sul territorio e di istruttoria. Loro non lo avevano fatto!
Sicuro?
Io non avrei avuto l’onore ingiustificabile di decine di milioni di euro spese per clientele.
Avrebbe davvero cantato Bella ciao?
La Seduta-bella ciao è il punto conclusivo di decine di sedute che hanno detto Ciao! agli abruzzesi.
Mica vorrà dare tutte queste colpe a Marsilio?
Lungi da me. La cultura violenta dell’amichettismo parte dalla giunta Chiodi.
Lui non c’era.
Ma c’era un assessore regionale che venne arrestato e castigato dalla giustizia penale, Luigi De Fanis.
Ricordo quando questo sex gate finì sulle pagine nazionali.
Vorrei che non si dimenticasse che c’è stato finanche un contratto dell’amore. Soldi nero su bianco in cambio di prestazione sessuali!
Ma era il 2013!
Non dovevano ripiombare nell’arbitrio. Il bilancio si ribella. Il bilancio grida. Ha una personalità propria. Al di là delle chat dei Fratelli d’Italia Marsilio nega il buco, si convince che non esiste.
Però lo ha tappato, chiedendo ai più – numericamente – solo cinque euro.
Per l’elettore di destra non è due o cinque euro: ma una rottura emotiva.
E a voi basta protestare?
Al contrario. Dobbiamo fornire un modello di riorganizzazione della Sanità pubblica, smontare la demonizzazione del dissenso.
Chiodi mica sapeva di De Fanis.
I suoi erano uno meglio dell’altro. C’era un assessore alla cultura che ad un convegno su Ungaretti disse: “Fatemi parlare prima del poeta”. E nessuno aveva il coraggio di dirgli che Ungaretti era morto da vent’anni!
Marsilio però è onesto.
Assolutamente sì. E non scherzo. Ma opera per conto della casa madre.
Parla della Meloni?
Sì. La romanizzazione dei ruoli di vertice è un problema. Ogni volta il rimedio del male è romano.
Ci saranno scelte giuste di Marsilio.
L’unica cosa che condivido è la nomina di Fraccastoro all’aeroporto. Non è un “uomo palo”, ma è un “uomo rete”.
Se si rivotasse ora?
L’ho detto. Secondo me vincerebbe D’Amico.
Però ha vinto il centrodestra.
Perché ha recuperato 20 mila voti da clienti dalla legge mancia.
Ha vinto.
Ma si è macchiata la patina di areosità nazionale. Il disvelamento ora colpisce sia lui che la Meloni. Non solo perché lui si genuflette al potere romano.
D’Amico dice: denuncia me. Ha esagerato o no?
Scelta etica, quasi teologica la sua.
Gli uomini del centrodestra spiegano la manovra nei territori.
L’operazione D’Addazio è un marcatore fantastico.
Di cosa?
Non va sottovalutato. Potrebbe aumentare di qualche di qualche iscritto il circolo Fdi di Penne. Ma forse anche dell’aria vestina.
Intanto Sospiri dice: tra un anno è tutto risanato.
Nooo! Gli voglio bene. Ma su questo lancio un guanto sfida. Ci vedremo l’anno prossimo quando questo tentativo sarà fallito.
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