E Di Achille scopre l'acqua su Marte

15 Giugno 2010

Lo scienziato emigrato negli Usa: il pianeta era pieno di laghi e fiumi

PESCARA. Quando non c'erano le sonde spaziali a fotografarlo, Marte era un pianeta blu, ricco di acqua. Probabilmente un grande oceano nell'emisfero Nord lo occupava per un terzo, la terraferma era piena di laghi e i fiumi erano almeno 40.000. E' il ritratto di Marte com'era 3,5 miliardi di anni fa, descritto sulla rivista Nature Geoscience dallo scienziato abruzzese, Gaetano Di Achille, originario di Montorio in provincia di Teramo, che ha lasciato l'Italia, dove ha studiato nell'università D'Annunzio di Chieti-Pescara, per gli Usa.

E' un altro passo verso la definizione del bilancio idrologico di Marte, anche se la conferma definitiva potr venire solo dal ritrovamento di sedimenti, osserva il direttore della Scuola internazionale di scienze planetarie (Irsps) dell'università D'Annunzio, Gian Gabriele Ori. Due anni fa, il suo gruppo aveva studiato la firma chimica dell'antico oceano.

«Ora aggiungiamo un altro tassello importante», dice Di Achille, che nel laboratorio di fisica spaziale e dell'atmosfera dell'università del Colorado ha lavorato con il geologo planetario Brian Hynek. Il nuovo panorama di Marte è il risultato della prima ricerca che riunisce i dati osservati dal 2001 ad oggi dai satelliti di Nasa e Agenzia Spaziale Europea (Esa) in orbita attorno a Marte.

Per Di Achille, «non è ancora una prova definitiva», ma sembra ormai molto probabile che, in passato, un oceano profondo circa 550 metri copriva il 36% del pianeta e conteneva circa 124 milioni chilometri cubi di acqua. Non si può escludere che un ambiente come questo possa avere ospitato forme di vita.

Analizzando le valli scavate dai 40.000 fiumi marziani e i depositi nei delta di 52 di essi, i ricercatori hanno trovato la conferma che «il ciclo dell'acqua su Marte era molto simile a quello della Terra, con piogge, acqua che scorreva sulla superficie, si accumulava in laghi e in un oceano, formava ghiacciai ed evaporava», spiega Di Achille. I confini del grande oceano marziano erano delineati dai depositi fluviali dei 52 delta considerati nella ricerca (29 dei quali erano collegati sia all'oceano sia ai tanti laghi vicini); i grandi fiumi che confluivano nell'oceano erano alimentati da numerosi affluenti e, come sulla Terra, erano sullo stesso livello.

«Difficile dire», prosegue il ricercatore abruzzese, «quanto sia durato tutto questo e resta da capire che fine abbia fatto tutta quell'acqua». Secondo una delle ipotesi più accreditate, circa 3,5 miliardi di anni fa Marte perse il campo magnetico che lo proteggeva dal vento solare; esposta alla miriade di particelle provenienti dal Sole, l'acqua rimase senza difese, le sue molecole cominciarono a dissociarsi, disperdendosi nell'atmosfera. Parte di quell'acqua ancora presente, sotto forma di ghiaccio, nel terreno e nelle calotte polari di Marte. Ora Di Achille proseguirà le sue ricerche su Marte in Olanda.

Scaduto il periodo di lavoro in Usa, Di Achille è in questi giorni in Italia e, in autunno, si trasferir in Olanda, nel Centro di ricerche dell'Esa.

«Starei volentieri in Italia», confessa, «perché è possibile fare queste cose anche qui, ma non c'è purtroppo la possibilità materiale di fare questo lavoro. Ogni giorno cerco i concorsi per ricercatori, ma non ci sono, devo arrangiarmi così».

© RIPRODUZIONE RISERVATA