LE ACCUSE DI ANGELINI
La procura non trova le tangenti a Del Turco
I verbali dell’accusa: «Soldi svaniti, ma Angelini ha tre foto di un pagamento»
PESCARA. «A un certo punto mi sono rotto perché mi sono accorto che Del Turco, Quarta e Cesarone erano i primi nemici. Questa giunta è quella che mi ha ucciso più di tutti nei trent’anni in cui ho gestito la mia clinica». Dice così Enzo Angelini. E’ il 13 aprile del 2008: il re delle cliniche rompe gli indugi e comincia a vuotare il sacco davanti al procuratore Trifuoggi e ai sostituti Bellelli e Di Florio.
E’ il primo di sette interrogatori in cui Angelini, assistito dall’avvocato Sabatino Ciprietti, descrive con una precisione svizzera tutti i pagamenti delle presunte tangenti al presidente della giunta regionale, Ottaviano del Turco.
Racconta dei viaggi a Collelongo. Delle tangenti nascoste tra le mele e negli scaffali dei libri. Delle mazzette fotografate con il suo cellulare prima di essere consegante nelle mani del presidente della giunta regionale. Ricorda persino la disposizione dei mobili, la posizione della cucina e della scale di casa Del Turco. Rivela sei milioni di tangenti che hanno fatto scattare gli arresti del governatore, del suo segretario Lamberto Quarta, dell’ex sindacalista della Cgil passato alla politica, Camillo Cesarone. Ma che fine ha fatto questo fiume di soldi?
A pagine 317 di un’ordinanza enorme la procura quasi gela chi sta leggendo l’atto: «Va subito detto che le predette indagini allo stato non evidenziano situazioni atte a riscontrare incassi diretti di denaro contante in conseguenza delle dazioni effettuate da Angelini».
In parole semplici: i soldi che il re delle cliniche avrebbe consegnato in quantità industriali dal 2006 fino al mese di gennaio del 2008 a Del Turco e gli altri, alla vigilia di decisioni importanti della giunta in tema di sanità, non sono stati trovati. La procura fa solo un’ipotesi investigativa. Riferendosi a Del Turco parla di una «sospetta operazione di giroconto di 269 mila euro (meno di un ventesimo delle cifre sborsate da Angelini, ndr) effettuata in concidenza della prima dazione di denaro presso la banca Toscana di Collelongo in favore della convivente che acquistava 5 assegni circolari, verosimilmente utilizzati per l’acquisto di un immobile a Roma».
Siamo alle ipotesi, alle accuse da riscontrare, milioni di euro ancora da scovare. Ma le rivelazioni di Angelini sono un fiume in piena: sono 137 pagine dell’ordinanza che possiamo raccontare passaggio per passaggio.
«METTICI LE MELE». E’ il 2 novembre del 2007. Angelini porta 200mila euro a Collelongo: è la prima tangente. Ecco cosa racconta ai pm: «Dopo che avevo svuotato la busta con i soldi Del Turco mi disse: ma ci sta qualcuno fuori con te? E io risposi: sì il mio autista. Al che lui andò verso la porta di casa che dà su una piazzetta in discesa, vide la mia macchina lì in cima, rientrò e mi disse: mò in questa busta ti ci metto un po’ di mele, e questo fece, recandosi nella cucina al piano sottostante...».
Facciamo un passo indietro. E’ il 10 marzo del 2006: Cesarone dice a Angelini: «Va da Ottaviano». E’ una sorta di parola d’ordine. «E io porto a Del Turco 200 mila euro. Lui prende questi soldi e li mette in una libreria che era lì...».
LA TANGENTE IN UFFICIO. Angelini racconta di altri 100 mila euro consegnati al governatore il 3 maggio del 2006. Dove? «E’ accaduto nella sede della Regione all’Aquila». La promessa era quella di una legge ad hoc per permettere al re delle cliniche di uscire ancora una volta fuori dai budget. «Ma viene approvata la legge 20 e mi accorgo di essere stato preso per il culo», dice Angelini, «non perché volessi una legge per me, ma almeno non una legge contro di me». Andiamo avanti, e spunta la storia della corrente dello Sdi che Del Turco voleva creare dentro il Pd. Ma per farlo occorreva «acquistare» 8 senatori socialisti.
LA CORRENTE DELLO SDI. «Ottaviano è incazzato perché tu non ti sei fatto più vivo», dice Cesarone ad Angelini, «lui c’ha un sacco di spese per questa faccenda della corrente... E riesce questa storiella che Del Turco doveva inserire una parte dello Sdi dentro il pd - spiega Angelini ai pm - quest’altra passeggiata a Collelongo mi costa altri 100 mila euro!».
Siamo all’11 gennaio del 2007. Quattro mesi dopo: «Io do a Camillo Cesarone personalmente 220 mila euro per comprarsi la casa a Francavilla». Ma la situazione per Angelini si complica: in clinica arrivano le ispezioni della Regione. E Cesarone - sempre secondo le rivelazioni di Angelini che sono tutte da verificare - ribatte cassa: «Devi andare a dare mezzo milione a Del Turco, a me dammi 100 mila euro, se no non riusciamo a fermarle tutte queste ispezioni».
IL PREZZO SALE. Fine giugno del 2007: la Regione sta per approvare la legge 6, il piano di riordino della rete ospedaliera. La richiesta di Cesarone, questa volta, è più alta del solito: «Senti, tesoro mio», avrebbe detto ad Angelini, «mo’ è bene che cominciamo a parlare di piano sanitario... qua ci devi dare un milione». Ma Angelini se la «cava» con 780 mila euro di tangente. Gli fanno lo sconto, commenta l’accusa.
MAZZETTA FOTOGRAFATA. Questa che stiamo per raccontare è la prova più importante in mano all’accusa, tra i tanti riscontri indiretti forniti da Angelini. E’ il 2 novembre del 2007: il re delle cliniche decide di incastrare Del Turco: si precostituisce la prova della consegna di altri 200 mila euro. Con il cellulare si fa fotografare mentre consegna la tangente. E’ un suo dipendente a scattare le immagini e a sottoscrivere questa dichiarazione: «Io sottoscritto S.D. insieme con il dottor Angelini ci siamo recati presso l’abitazione dell’onorevole Ottaviano Del Turco in Collelongo, ove giunti verso le 17 ho fotografato il dottor Angelini, come da foto allegate e controfirmate, prima dentro l’auto, mentre aveva in mano la busta contenente le mazzette di danaro, poi nel tragitto fra l’auto e l’abitazione e infine quando ne è uscito senza la busta. Al suo rientro mi ha mostrato le fascette bancarie delle quattro mazzette che aveva provveduto a riportarsi dietro».
L’ULTIMA MAZZETTA. E’ del gennaio del 2008, recentissima. Angelini racconta ai pm che questa volta a Chieti, in casa di Cesarone, ci va con un «giaccone da dazione». Una giacca con tasche molto ampie perché la tangente è enorme. In quei giorni la Regione stava decidendo le ripartizioni tra le cliniche di budget e prestazioni di ricovero.
«Volevano un milione», dice Angelini, «un milione, mi dispiace, questa volta non ve lo do. Ve ne dovete andare a fare in c... tutti quanti».
Ma il re delle cliniche ottiene solo uno sconto e sborsa gli ultimi 780 mila euro.
E’ il primo di sette interrogatori in cui Angelini, assistito dall’avvocato Sabatino Ciprietti, descrive con una precisione svizzera tutti i pagamenti delle presunte tangenti al presidente della giunta regionale, Ottaviano del Turco.
Racconta dei viaggi a Collelongo. Delle tangenti nascoste tra le mele e negli scaffali dei libri. Delle mazzette fotografate con il suo cellulare prima di essere consegante nelle mani del presidente della giunta regionale. Ricorda persino la disposizione dei mobili, la posizione della cucina e della scale di casa Del Turco. Rivela sei milioni di tangenti che hanno fatto scattare gli arresti del governatore, del suo segretario Lamberto Quarta, dell’ex sindacalista della Cgil passato alla politica, Camillo Cesarone. Ma che fine ha fatto questo fiume di soldi?
A pagine 317 di un’ordinanza enorme la procura quasi gela chi sta leggendo l’atto: «Va subito detto che le predette indagini allo stato non evidenziano situazioni atte a riscontrare incassi diretti di denaro contante in conseguenza delle dazioni effettuate da Angelini».
In parole semplici: i soldi che il re delle cliniche avrebbe consegnato in quantità industriali dal 2006 fino al mese di gennaio del 2008 a Del Turco e gli altri, alla vigilia di decisioni importanti della giunta in tema di sanità, non sono stati trovati. La procura fa solo un’ipotesi investigativa. Riferendosi a Del Turco parla di una «sospetta operazione di giroconto di 269 mila euro (meno di un ventesimo delle cifre sborsate da Angelini, ndr) effettuata in concidenza della prima dazione di denaro presso la banca Toscana di Collelongo in favore della convivente che acquistava 5 assegni circolari, verosimilmente utilizzati per l’acquisto di un immobile a Roma».
Siamo alle ipotesi, alle accuse da riscontrare, milioni di euro ancora da scovare. Ma le rivelazioni di Angelini sono un fiume in piena: sono 137 pagine dell’ordinanza che possiamo raccontare passaggio per passaggio.
«METTICI LE MELE». E’ il 2 novembre del 2007. Angelini porta 200mila euro a Collelongo: è la prima tangente. Ecco cosa racconta ai pm: «Dopo che avevo svuotato la busta con i soldi Del Turco mi disse: ma ci sta qualcuno fuori con te? E io risposi: sì il mio autista. Al che lui andò verso la porta di casa che dà su una piazzetta in discesa, vide la mia macchina lì in cima, rientrò e mi disse: mò in questa busta ti ci metto un po’ di mele, e questo fece, recandosi nella cucina al piano sottostante...».
Facciamo un passo indietro. E’ il 10 marzo del 2006: Cesarone dice a Angelini: «Va da Ottaviano». E’ una sorta di parola d’ordine. «E io porto a Del Turco 200 mila euro. Lui prende questi soldi e li mette in una libreria che era lì...».
LA TANGENTE IN UFFICIO. Angelini racconta di altri 100 mila euro consegnati al governatore il 3 maggio del 2006. Dove? «E’ accaduto nella sede della Regione all’Aquila». La promessa era quella di una legge ad hoc per permettere al re delle cliniche di uscire ancora una volta fuori dai budget. «Ma viene approvata la legge 20 e mi accorgo di essere stato preso per il culo», dice Angelini, «non perché volessi una legge per me, ma almeno non una legge contro di me». Andiamo avanti, e spunta la storia della corrente dello Sdi che Del Turco voleva creare dentro il Pd. Ma per farlo occorreva «acquistare» 8 senatori socialisti.
LA CORRENTE DELLO SDI. «Ottaviano è incazzato perché tu non ti sei fatto più vivo», dice Cesarone ad Angelini, «lui c’ha un sacco di spese per questa faccenda della corrente... E riesce questa storiella che Del Turco doveva inserire una parte dello Sdi dentro il pd - spiega Angelini ai pm - quest’altra passeggiata a Collelongo mi costa altri 100 mila euro!».
Siamo all’11 gennaio del 2007. Quattro mesi dopo: «Io do a Camillo Cesarone personalmente 220 mila euro per comprarsi la casa a Francavilla». Ma la situazione per Angelini si complica: in clinica arrivano le ispezioni della Regione. E Cesarone - sempre secondo le rivelazioni di Angelini che sono tutte da verificare - ribatte cassa: «Devi andare a dare mezzo milione a Del Turco, a me dammi 100 mila euro, se no non riusciamo a fermarle tutte queste ispezioni».
IL PREZZO SALE. Fine giugno del 2007: la Regione sta per approvare la legge 6, il piano di riordino della rete ospedaliera. La richiesta di Cesarone, questa volta, è più alta del solito: «Senti, tesoro mio», avrebbe detto ad Angelini, «mo’ è bene che cominciamo a parlare di piano sanitario... qua ci devi dare un milione». Ma Angelini se la «cava» con 780 mila euro di tangente. Gli fanno lo sconto, commenta l’accusa.
MAZZETTA FOTOGRAFATA. Questa che stiamo per raccontare è la prova più importante in mano all’accusa, tra i tanti riscontri indiretti forniti da Angelini. E’ il 2 novembre del 2007: il re delle cliniche decide di incastrare Del Turco: si precostituisce la prova della consegna di altri 200 mila euro. Con il cellulare si fa fotografare mentre consegna la tangente. E’ un suo dipendente a scattare le immagini e a sottoscrivere questa dichiarazione: «Io sottoscritto S.D. insieme con il dottor Angelini ci siamo recati presso l’abitazione dell’onorevole Ottaviano Del Turco in Collelongo, ove giunti verso le 17 ho fotografato il dottor Angelini, come da foto allegate e controfirmate, prima dentro l’auto, mentre aveva in mano la busta contenente le mazzette di danaro, poi nel tragitto fra l’auto e l’abitazione e infine quando ne è uscito senza la busta. Al suo rientro mi ha mostrato le fascette bancarie delle quattro mazzette che aveva provveduto a riportarsi dietro».
L’ULTIMA MAZZETTA. E’ del gennaio del 2008, recentissima. Angelini racconta ai pm che questa volta a Chieti, in casa di Cesarone, ci va con un «giaccone da dazione». Una giacca con tasche molto ampie perché la tangente è enorme. In quei giorni la Regione stava decidendo le ripartizioni tra le cliniche di budget e prestazioni di ricovero.
«Volevano un milione», dice Angelini, «un milione, mi dispiace, questa volta non ve lo do. Ve ne dovete andare a fare in c... tutti quanti».
Ma il re delle cliniche ottiene solo uno sconto e sborsa gli ultimi 780 mila euro.