<div style="text-align: left;">OMICIDIO ALBA ADRIATICA<br /></div>
Protesta dei rom dopo la rivolta chiedono il risarcimento dei danni
Una ventina di rom chiede al Comune di Alba il risarcimento dei danni subiti nella notte durante la rivolta dei cittadini di Alba che dopo la fiaccolata in memoria di Emanuele Fadani si sono scagliati contro le loro case e le loro automobili
ALBA ADRIATICA. Una ventina di persone, tutte appartenenti a nuclei familiari di etnia rom, hanno sostato e protestato davanti al Municipio. I nomadi, che volevano incontrare il sindaco, hanno chiesto l'intervento economico del Comune a risarcimento dei danni subiti dopo la sommossa della notte scorsa, animata dai cittadini all'indomani della morte di Emanuele Fadani, vittima del pestaggio da parte di tre giovani rom.
Sostenendo di non essere coinvolti nell'accaduto, alcuni manifestanti hanno rivolto un appello alle forze dell'ordine che, a loro parere, hanno il dovere di proteggere la comunità rom da eventuali aggressioni.
Un appello "alla pacificazione" è stato lanciato dal comandante provinciale dei Carabinieri di Teramo, tenente colonnello Antonio Salemme, in una conferenza stampa.
"I due omicidi fotocopia commessi da giovanissimi rom, se da un lato devono costringere la comunità nomade a una forte riflessione - ha detto il comandante -, dall'altro deve indurre chi ieri sera ha reagito sotto un impulso comprensibile, ma non giustificabile, a chiedersi quale messaggio può passare verso i minori che vivono in quelle abitazioni attaccate nella protesta. La violenza non può essere la risposta alla violenza: la risposta la dà lo Stato e vi assicuro che l'attività di prevenzione è di grande efficacia in questo territorio".
Due episodi in tre mesi non devono far sorgere il dubbio di un'assenza dell'Arma sul territorio: è questo il monito del comandante della Compagnia di Alba Adriatica, quotidianamente impegnata nel controllo della comunità Rom che, insieme a quella di Martinsicuro, è una delle più numerose in provincia.
"Lo dimostra il nostro tempestivo intervento e il fatto che abbiamo subito assicurato i responsabili alla giustizia, nel delitto De Meo come in questo - ha commentato il capitano Pompeo Quagliozzi -. La comunità Rom, che possiamo dire è abbastanza integrata nel tessuto cittadino, perchè si tratta di zingari stanziali da decenni, è sotto il controllo dell'Arma, e questa conoscenza delle persone e dei gruppi ci permette di far predominare la giustizia sulla violenza".
Intanto non si trova e non ha finora comunicato l'intenzione di costituirsi Elvis Levakovich, il ragazzo rom di 21 anni ricercato nell'ambito delle indagini sul delitto di Emanuele Fadani.
Nei suoi confronti è pronto il provvedimento di fermo di polizia giudiziaria per concorso in omicidio volontario. La stessa contestazione, ma con emissione di ordinanza di custodia cautelare in carcere, è mossa nei confronti di Danilo Levakovich, 21 anni, cugino di Elvis, e di Sante Spinelli, 25 anni, gli altri due zingari coinvolti e detenuti nel carcere di Castrogno a Teramo.
I due rom scaricano la responsabilità del delitto unicamente sul giovane parente latitante. Nel pomeriggio alle 15 è in programma all'obitorio dell'ospedale di Giulianova l'autopsia sulla salma di Emanuiele Fadani, che sarà eseguita dall'anatomo-patologo Cristian D'Ovidio.
Sostenendo di non essere coinvolti nell'accaduto, alcuni manifestanti hanno rivolto un appello alle forze dell'ordine che, a loro parere, hanno il dovere di proteggere la comunità rom da eventuali aggressioni.
Un appello "alla pacificazione" è stato lanciato dal comandante provinciale dei Carabinieri di Teramo, tenente colonnello Antonio Salemme, in una conferenza stampa.
"I due omicidi fotocopia commessi da giovanissimi rom, se da un lato devono costringere la comunità nomade a una forte riflessione - ha detto il comandante -, dall'altro deve indurre chi ieri sera ha reagito sotto un impulso comprensibile, ma non giustificabile, a chiedersi quale messaggio può passare verso i minori che vivono in quelle abitazioni attaccate nella protesta. La violenza non può essere la risposta alla violenza: la risposta la dà lo Stato e vi assicuro che l'attività di prevenzione è di grande efficacia in questo territorio".
Due episodi in tre mesi non devono far sorgere il dubbio di un'assenza dell'Arma sul territorio: è questo il monito del comandante della Compagnia di Alba Adriatica, quotidianamente impegnata nel controllo della comunità Rom che, insieme a quella di Martinsicuro, è una delle più numerose in provincia.
"Lo dimostra il nostro tempestivo intervento e il fatto che abbiamo subito assicurato i responsabili alla giustizia, nel delitto De Meo come in questo - ha commentato il capitano Pompeo Quagliozzi -. La comunità Rom, che possiamo dire è abbastanza integrata nel tessuto cittadino, perchè si tratta di zingari stanziali da decenni, è sotto il controllo dell'Arma, e questa conoscenza delle persone e dei gruppi ci permette di far predominare la giustizia sulla violenza".
Intanto non si trova e non ha finora comunicato l'intenzione di costituirsi Elvis Levakovich, il ragazzo rom di 21 anni ricercato nell'ambito delle indagini sul delitto di Emanuele Fadani.
Nei suoi confronti è pronto il provvedimento di fermo di polizia giudiziaria per concorso in omicidio volontario. La stessa contestazione, ma con emissione di ordinanza di custodia cautelare in carcere, è mossa nei confronti di Danilo Levakovich, 21 anni, cugino di Elvis, e di Sante Spinelli, 25 anni, gli altri due zingari coinvolti e detenuti nel carcere di Castrogno a Teramo.
I due rom scaricano la responsabilità del delitto unicamente sul giovane parente latitante. Nel pomeriggio alle 15 è in programma all'obitorio dell'ospedale di Giulianova l'autopsia sulla salma di Emanuiele Fadani, che sarà eseguita dall'anatomo-patologo Cristian D'Ovidio.