Sanità, il governo blocca i fondi alle Regioni
L'Abruzzo a rischia per 35 milioni. Chiodi: atteggiamento incomprensibile e confuso
PESCARA. Si inasprisce il confronto tra le Regioni e il governo Monti. Ieri i governatori hanno abbandonato il tavolo della conferenza Stato-Regioni alla notizia che il governo intendeva rimandare di nuovo l'approvazione del riparto del Fondo sanitario 2012.
«Il nuovo rinvio sul fondo sanitario nazionale è incomprensibile e grave», ha spiegato il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani.
Il sospetto delle Regioni è che il governo voglia procedere a una limatura del fondo (oggi è di 107 miliardi) al quale si aggiungerebbe il taglio delle somme vincolate per gli obiettivi di piano 2012: un miliardo e mezzo (di cui 36 milioni circa per l'Abruzzo) per l'assistenza extraospedaliera, la non autosufficienza, le cure palliative, la sanità penitenziaria, la tutela della maternità, le malattie rare, le biobanche. Il ministero dell'Economia (cioè Monti in persona) vuole vederci chiaro e ha bloccato tutto.
Per il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi, «Il governo è in confusione». «Il fondo era già stato stanziato», spiega il governatore, «le Regioni avevano trovato un accordo per il riparto in modo da essere solidali con quelle più in difficoltà, e l'Abruzzo aveva fatto la sua parte. Ora occorreva che il governo recepisse l'accordo. Alla prima riunione ci chiesero di rinviare l'argomento perchè i documenti erano appena arrivati sul tavolo del governo. Oggi che non c'è più questa motivazione, il governo ha ancora chiesto di rinviare senza nessuna ragione, il che per noi è allarmante e incomprensibile». Ma è chiaro, commenta Chiodi che «il rinvio cela il fatto che il governo intende tagliare il fondo». Una eventualità disastrosa per i conti delle Regioni perché il taglio arriverebbe a giugno «quando noi stiamo già spendendo e già facciamo affidamento su quelle somme, è davvero incomprensibile».
SPENDING REVIEW. La sanità è solo una dlele tre questioni sul tavolo delle Regioni, le altre due, tutte collegate, sono la spending review e il patto di stabilità.
«Noi con la spending review siamo d'accordo», dice Chiodi, «anche perché non è una cosa nuova». Il problema è che il commissario Enrico Bondi, nominato dal governo, dovrebbe occuparsi non solo delle amministrazioni pubbliche, quindi dei comuni, delle Province e degli altri enti, ma anche delle Regioni. «Ma questo non è possibile», dice Chiodi, «perché le Regioni hanno una autonomia finanziaria garantita dalla Costituzione». Le Regioni ieri hanno presentato un corposo numero di emendamenti al decreto sulla spending review. I governatori criticano «l'approccio marcatamente unilaterale delle soluzioni organizzative fissate nel decreto legge» e fanno notare come «sia incerta la natura del Commissario straordinario a cui sono attribuite vere e proprie funzioni decisorie, il cui contenuto sembra poter incidere sull'autonomia di bilancio a vario titolo riconosciuta alle amministrazioni pubbliche e sulle Regioni commissariate in particolare».
«Ritengo presenti due rischi», spiega Chiodi, «il primo, evidentissimo, è di incostituzionalità, e l'altro è rispetto all'Abruzzo, che è una Regione che ha ridotto il debito sanitario e che è in avanzo economico. Il fatto che abbia la patente di Regione non virtuosa non l'accetto: noi siamo "giuridicamente" in piano di rientro, ma non nei fatti».
PATTO DI STABILITÀ. Altra questione è il patto di stabilita. Il governo ha previsto che il patto di stabilità, quindi la capacità di spesa delle Regioni, venga decurtato nel 2012, 2013 e 2014. «Il governo ha fatto una proposta ragionevole che a me va bene», dice Chiodi, «però le Regioni vorrebbero ragionare per fasce: da un lato le regioni virtuose e dall'altro le non virtuose che devono scontare di più. Anche qui le Regioni non virtuose sono quelle in piano di rientro. Io mi sono opposto perché ho detto e dimostrato che oggi non solo siamo in avanzo economico ma abbiamo un comportamento virtuoso. Allora, se si riconosce la specificità della nostra Regione che è quella di una regione virtuosa, posso accettare di dare il mio contribuito e metto a favore di alcune Regioni una parte della mia capienza in termini di competenza (perché sui pagamenti non ho capienza). Ma alla sola condizione che ci venga riconosciuta la virtuosità, altrimenti non firmo nulla».
La proposta di Chiodi è che si stabiliscano non due ma tre fasce: quella delle Regioni non in piano di rientro; quelle in piano di rientro che non sono virtuose; e una fascia di Regioni giuridicamento in piano di rientro ma virtuose. «Se si arriva a questo, sì altrimenti faccio saltare l'accordo».
Su questo punto Chiodi non intende arretrare: «Ho fatto presente ai ministri Giarda e Gnudi che un giudizio da parte dello Stato di non virtuosità nei confronti della Regione Abruzzo, che ha ridotto il debito del 14%, ha portato in equilibrio la sanità e si affretta a ridurre le tasse, non può venire da un governo che ha portato la massimo il livello di tassazione e al massimo storico il livello del debito pubblico».
«Il nuovo rinvio sul fondo sanitario nazionale è incomprensibile e grave», ha spiegato il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani.
Il sospetto delle Regioni è che il governo voglia procedere a una limatura del fondo (oggi è di 107 miliardi) al quale si aggiungerebbe il taglio delle somme vincolate per gli obiettivi di piano 2012: un miliardo e mezzo (di cui 36 milioni circa per l'Abruzzo) per l'assistenza extraospedaliera, la non autosufficienza, le cure palliative, la sanità penitenziaria, la tutela della maternità, le malattie rare, le biobanche. Il ministero dell'Economia (cioè Monti in persona) vuole vederci chiaro e ha bloccato tutto.
Per il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi, «Il governo è in confusione». «Il fondo era già stato stanziato», spiega il governatore, «le Regioni avevano trovato un accordo per il riparto in modo da essere solidali con quelle più in difficoltà, e l'Abruzzo aveva fatto la sua parte. Ora occorreva che il governo recepisse l'accordo. Alla prima riunione ci chiesero di rinviare l'argomento perchè i documenti erano appena arrivati sul tavolo del governo. Oggi che non c'è più questa motivazione, il governo ha ancora chiesto di rinviare senza nessuna ragione, il che per noi è allarmante e incomprensibile». Ma è chiaro, commenta Chiodi che «il rinvio cela il fatto che il governo intende tagliare il fondo». Una eventualità disastrosa per i conti delle Regioni perché il taglio arriverebbe a giugno «quando noi stiamo già spendendo e già facciamo affidamento su quelle somme, è davvero incomprensibile».
SPENDING REVIEW. La sanità è solo una dlele tre questioni sul tavolo delle Regioni, le altre due, tutte collegate, sono la spending review e il patto di stabilità.
«Noi con la spending review siamo d'accordo», dice Chiodi, «anche perché non è una cosa nuova». Il problema è che il commissario Enrico Bondi, nominato dal governo, dovrebbe occuparsi non solo delle amministrazioni pubbliche, quindi dei comuni, delle Province e degli altri enti, ma anche delle Regioni. «Ma questo non è possibile», dice Chiodi, «perché le Regioni hanno una autonomia finanziaria garantita dalla Costituzione». Le Regioni ieri hanno presentato un corposo numero di emendamenti al decreto sulla spending review. I governatori criticano «l'approccio marcatamente unilaterale delle soluzioni organizzative fissate nel decreto legge» e fanno notare come «sia incerta la natura del Commissario straordinario a cui sono attribuite vere e proprie funzioni decisorie, il cui contenuto sembra poter incidere sull'autonomia di bilancio a vario titolo riconosciuta alle amministrazioni pubbliche e sulle Regioni commissariate in particolare».
«Ritengo presenti due rischi», spiega Chiodi, «il primo, evidentissimo, è di incostituzionalità, e l'altro è rispetto all'Abruzzo, che è una Regione che ha ridotto il debito sanitario e che è in avanzo economico. Il fatto che abbia la patente di Regione non virtuosa non l'accetto: noi siamo "giuridicamente" in piano di rientro, ma non nei fatti».
PATTO DI STABILITÀ. Altra questione è il patto di stabilita. Il governo ha previsto che il patto di stabilità, quindi la capacità di spesa delle Regioni, venga decurtato nel 2012, 2013 e 2014. «Il governo ha fatto una proposta ragionevole che a me va bene», dice Chiodi, «però le Regioni vorrebbero ragionare per fasce: da un lato le regioni virtuose e dall'altro le non virtuose che devono scontare di più. Anche qui le Regioni non virtuose sono quelle in piano di rientro. Io mi sono opposto perché ho detto e dimostrato che oggi non solo siamo in avanzo economico ma abbiamo un comportamento virtuoso. Allora, se si riconosce la specificità della nostra Regione che è quella di una regione virtuosa, posso accettare di dare il mio contribuito e metto a favore di alcune Regioni una parte della mia capienza in termini di competenza (perché sui pagamenti non ho capienza). Ma alla sola condizione che ci venga riconosciuta la virtuosità, altrimenti non firmo nulla».
La proposta di Chiodi è che si stabiliscano non due ma tre fasce: quella delle Regioni non in piano di rientro; quelle in piano di rientro che non sono virtuose; e una fascia di Regioni giuridicamento in piano di rientro ma virtuose. «Se si arriva a questo, sì altrimenti faccio saltare l'accordo».
Su questo punto Chiodi non intende arretrare: «Ho fatto presente ai ministri Giarda e Gnudi che un giudizio da parte dello Stato di non virtuosità nei confronti della Regione Abruzzo, che ha ridotto il debito del 14%, ha portato in equilibrio la sanità e si affretta a ridurre le tasse, non può venire da un governo che ha portato la massimo il livello di tassazione e al massimo storico il livello del debito pubblico».
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