Scoperta della d'Annunzio«Vulcani di fango su Marte»

17 Aprile 2011

L'indagine a cura della scuola diretta da Gian Gabriele Ori

PESCARA. Centinaia di vulcani di fango su Marte raccontano la storia di un pianeta che non finisce mai di sorprendere e che, anche quando l'acqua liquida era sparita dalla superficie, potrebbe avere continuato ad avere fiumi sotterranei. L'ipotesi arriva dalla ricerca italiana pubblicata sulla rivista Earth and Planetary Science Letters.

A permettere di ricostruire la natura dei vulcani sono stati i dati dei tanti satelliti in orbita attorno a Marte e soprattutto quelli dello strumento Hirise a bordo dell'americano Mars reconnaissance orbiter (Mro), analizzati dai ricercatori della Scuola Internazionale per la ricerca nelle scienza planetarie (Irsps) dell'università d'Annunzio di Chieti-Pescara, diretta da Gian Gabriele Ori.

I vulcani hanno una forma conica, con una base che ha diametro compreso fra 100 e 500 metri, e sono alti qualche decina di metri. Alla sommità hanno una sorta di depressione, simile a un cratere.

«Sono troppo piccoli per essere veri vulcani e non sono nemmeno coni di cenere, spiega la coordinatrice della ricerca», Monica Pondrelli. «Considerando la loro composizione, l'ipotesi più verosimile è che siano vulcani di fango, formati da fluidi, gas e fango risaliti in superficie. I vulcani finora studiati si trovano nel grande cratere Firsoff, in prossimità dell'equatore marziano».

«Adesso andremo a cercare strutture simili in altre zone di Marte», prosegue Pondrelli. «Di sicuro Marte ha una vita sotterranea sorprendente: a partire da un certo punto della sua storia geologica, sulla superficie è scomparsa ogni traccia di acqua liquida, ma questo non significa che non ci sia stata acqua in profondità. Perché il fango possa formarsi, infatti, è necessaria la presenza di acqua allo stato liquido».

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