Sistema spa, fallisce l'aumento di capitale
Arpa non sottoscrive le azioni. Interrogazione del consigliere regionale Camillo D’Alessandro del Pd: "L’assessore spieghi i conti della società, perdite per mille euro al giorno"
PESCARA. Che ruolo avrà Sistema Spa nella riforma dei trasporti regionali? La società capogruppo Arpa non ha ritenuto di dover sottoscrivere l’aumento di capitale votato dall’assemblea e ora si apre un problema per la società che si occupa di biglietteria e pulizia bus. Sistema spa, 110 dipendenti, nata alla fine degli anni Novanta con un accordo politico bipartisan per gestire le biglietterie (prima affidate a una società privata, la Carinci), ha un bilancio in perdita, un mercato chiuso, visto che il cliente è uno solo, Arpa (se si escludono le biglietterie di Roma), e non pochi problemi legati alla gestione.
Primo fra tutti la mancanza di un direttore. A questo problema si aggiunge una politica di assunzioni in controtendenza rispetto a tutti gli altri enti pubblici: 18 assunti a chiamata diretta nell’ultimo anno, di cui 13 a tempo determinato e 5 a tempo indeterminato. Assunzioni che pesano però sui conti. Nel 2010 Sistema Spa ha chiuso con un passivo di 25.126 euro, mentre il bilancio 2009 aveva chiuso con un utile di 2.709.
Nel 2011, secondo un’interrogazione del capogruppo del Pd in consiglio regionale Camillo D’Alessandro indirizzata all’assessore regionale ai Trasporti Giandonato Morra, il deficit ha raggiunto quota 634.417,45 euro. Sempre secondo stime riportate da D’Alessandro, la società perderebbe oggi mille euro al giorno, confermando le perplessità sorte nella dirigenza Arpa all’epoca della costituzione della società. Se fosse stato per Arpa infatti, Sistema spa non sarebbe mai nata. La società regionale dei trasporti aveva proposto alla Regione, primo azionista della società, di far svolgere il servizio al cosiddetto “personale inidoneo”, a personale cioè non più adatto alla guida dei bus. Ma i partiti decisero diversamente.
Oggi le quote sono per il 62% a carico di Arpa, il restante 38% è distribuito fra Di Fonzo Spa con (14%), Gtm (12%), Ferrovia Adriatico Sangritana (1%), altri (17%). Dal 10 maggio 2011 il Cda è composto da Giuliano Gambacorta (presidente), Mario Ciarrapico (vice presidente), Enrico Ioannone Fiore (consigliere). Per far fronte alla perdite il 6 dicembre 2011 l’assemblea straordinaria della società ha stabilito di procedere urgentemente all’azzeramento del capitale sociale di 415.608 euro, a copertura parziale delle perdite ed alla ricostituzione del capitale stesso mediante l’emissione di 14.741 nuove azioni al prezzo di 52 euro ciascuna, assegnando il termine, a pena di decadenza, del 31 gennaio 2012 per l’esercizio del diritto di opzione a favore dei soci. L’Arpa, oggi sotto la presidente di Massimo Cirulli, non ha però proceduto all’acquisto delle azioni lasciando nel limbo Sistema.
D’Alessandro ne fa un problema politico: «Il Presidente di Sistema è esponente del Pdl teramano», spiega, «mentre il vice è stato sindaco di Castelfrentano e attuale componente di altra società pubblica la Isi società proprietaria delle reti idriche che, secondo una recente legge regionale, dovrebbe essere sciolta. Nomine politiche, spartizione, assunzioni clientelari e puntuali perdite, la storia si ripete, altro che rivoluzione meritocratica annunciata da Chiodi», dice D’Alessandro. «Fatto singolare», aggiunge, «se fosse confermato, caso forse unico, che il legale rappresentante di una società non firma i rapporti con gli istituti di credito e la cosa dovrà essere spiegata».
Primo fra tutti la mancanza di un direttore. A questo problema si aggiunge una politica di assunzioni in controtendenza rispetto a tutti gli altri enti pubblici: 18 assunti a chiamata diretta nell’ultimo anno, di cui 13 a tempo determinato e 5 a tempo indeterminato. Assunzioni che pesano però sui conti. Nel 2010 Sistema Spa ha chiuso con un passivo di 25.126 euro, mentre il bilancio 2009 aveva chiuso con un utile di 2.709.
Nel 2011, secondo un’interrogazione del capogruppo del Pd in consiglio regionale Camillo D’Alessandro indirizzata all’assessore regionale ai Trasporti Giandonato Morra, il deficit ha raggiunto quota 634.417,45 euro. Sempre secondo stime riportate da D’Alessandro, la società perderebbe oggi mille euro al giorno, confermando le perplessità sorte nella dirigenza Arpa all’epoca della costituzione della società. Se fosse stato per Arpa infatti, Sistema spa non sarebbe mai nata. La società regionale dei trasporti aveva proposto alla Regione, primo azionista della società, di far svolgere il servizio al cosiddetto “personale inidoneo”, a personale cioè non più adatto alla guida dei bus. Ma i partiti decisero diversamente.
Oggi le quote sono per il 62% a carico di Arpa, il restante 38% è distribuito fra Di Fonzo Spa con (14%), Gtm (12%), Ferrovia Adriatico Sangritana (1%), altri (17%). Dal 10 maggio 2011 il Cda è composto da Giuliano Gambacorta (presidente), Mario Ciarrapico (vice presidente), Enrico Ioannone Fiore (consigliere). Per far fronte alla perdite il 6 dicembre 2011 l’assemblea straordinaria della società ha stabilito di procedere urgentemente all’azzeramento del capitale sociale di 415.608 euro, a copertura parziale delle perdite ed alla ricostituzione del capitale stesso mediante l’emissione di 14.741 nuove azioni al prezzo di 52 euro ciascuna, assegnando il termine, a pena di decadenza, del 31 gennaio 2012 per l’esercizio del diritto di opzione a favore dei soci. L’Arpa, oggi sotto la presidente di Massimo Cirulli, non ha però proceduto all’acquisto delle azioni lasciando nel limbo Sistema.
D’Alessandro ne fa un problema politico: «Il Presidente di Sistema è esponente del Pdl teramano», spiega, «mentre il vice è stato sindaco di Castelfrentano e attuale componente di altra società pubblica la Isi società proprietaria delle reti idriche che, secondo una recente legge regionale, dovrebbe essere sciolta. Nomine politiche, spartizione, assunzioni clientelari e puntuali perdite, la storia si ripete, altro che rivoluzione meritocratica annunciata da Chiodi», dice D’Alessandro. «Fatto singolare», aggiunge, «se fosse confermato, caso forse unico, che il legale rappresentante di una società non firma i rapporti con gli istituti di credito e la cosa dovrà essere spiegata».
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