Agenzia Ue per l’ambiente, migliora la qualità dell’aria, anche in Italia

1 Dicembre 2020

BRUXELLES – Da 10 anni a questa parte si respira aria più pulita in Italia e in Europa, con meno decessi riconducibili allo smog. Lo scrive l’Agenzia europea per l’ambiente (Aea) nel decimo rapporto sulla qualità dell’aria 2020. Secondo l’Aea, nell’Ue a 28 sono morte 379mila persone a causa dell’inquinamento da particolato fine (PM2.5) nel 2018, circa 60mila in meno rispetto al 2009. Per il biossido di azoto (NO2) i decessi sono 63mila in meno, valore più che dimezzato (-54%). Per l’Italia, facendo un raffronto con i dati del 2012, i decessi stimati da PM2.5 si riducono da 59.500 a 52.300 e quelli da NO2 passano da 21.600 a 10.400. Ma la Penisola resta il paese Ue con il numero maggiore di decessi causati dall’NO2 e il secondo per il particolato dopo la Germania. La Pianura Padana, in particolare, si conferma tra le aree con l’aria peggiore d’Europa. L’Italia il 10 novembre scorso era stata condannata dall’Ue per aver superato in maniera sistematica e continuata i valori limite del PM10. I Paesi che per motivi diversi sono in procedura di infrazione per violazione della direttiva sulla qualità dell’aria sono 21 e 11 sono già stati deferiti in Corte di Giustizia. “Dagli ultimi dati che abbiamo i superamenti dei valori limite giornalieri del PM10 persistono in numerose zone in Italia, e ricordo che l’Italia ha due mesi di tempo per conformarsi alla sentenza della Corte Ue”, ha detto il commissario europeo all’ambiente, Virginijus Sinkevicius, commentando i dati sulla qualità dell’aria. Il rapporto, ha aggiunto, “ci dice che le politiche europee sono efficaci nel ridurre l’inquinamento atmosferico” e “tutti gli Stati membri che hanno procedure di infrazione aperte dovrebbero tenere la lotta allo smog “molto in alto nell’agenda politica”. L’Italia è uno dei Paesi Ue dove sono più frequentemente superati tutti e tre gli standard principali Ue (limite giornaliero PM10, annuale NO2 e obiettivo ozono), ma diminuisce la percentuale di connazionali più esposta allo smog: nel 2018 era l’1,8% della popolazione, mentre nel 2016 (dati dal rapporto Eea 2019) era il 3,3%. “La continua attuazione delle politiche ambientali e climatiche in tutta Europa – scrive l’Agenzia – è un fattore chiave alla base dei miglioramenti”. Il rapporto contiene anche dati aggiornati sull’impatto sullo smog della sospensione delle attività economiche della scorsa primavera, con i cali più significativi nei centri urbani in Italia e Spagna (fino a -60% per l’NO2 e fino a -30% per il particolato), e sottolinea come sia necessaria più ricerca per stabilire una correlazione tra smog e Covid-19.