Il Settebello va in frantumi e dopo lo scandalo olimpico Campagna scarica Pomilio
Il 15 dicembre il raduno ad Avezzano per avviare il nuovo ciclo ma il ct non inserisce nello staff il francavillese che per 15 anni è stato il vice. Dalle proteste di Parigi per Italia-Ungheria alla lettera di scuse del tecnico
PESCARA. A metà dicembre per la prima volta la Nazionale di pallanuoto si radunerà senza un Pomilio. Prima era il compianto Gabriele, storico dirigente federale e del Settebello, poi il figlio Amedeo, una leggenda sia in acqua che in panchina. Due bandiere dello sport italiano, abruzzese in particolare.
Amedeo Pomilio è un signore di 57 anni che ha messo insieme otto Olimpiadi: tre da giocatore e cinque da allenatore. Un campione in vasca e fuori. Uno dei protagonisti dell’oro olimpico del 1992 a Barcellona, tanto per intenderci. Una leggenda della pallanuoto. Dal 2009 è vice del commissario tecnico Alessandro Campagna che però al suo posto ha inserito Christian Presciutti nello staff. Alessandro Campagna, invece, andrà avanti per un altro quadriennio olimpico.
Pomilio a casa dopo che in Nazionale era entrato con Paolo Malara ct nel 2007; nemmeno uno straccio di comunicato stampa dalla federazione presieduta da Paolo Barelli, capogruppo parlamentare di Forza Italia. Niente. Sembrava un divorzio consensuale, ma non lo è. Anzi, nasconde veleni e voltafaccia. E il caso è emerso solo perché il nome di Pomilio non figura nello staff dei convocati per Avezzano. Né lui né il capitano Francesco Di Fulvio, pescarese doc in forza alla Pro Recco. Il fatto ha incuriosito non poco. E allora che cosa c’è dietro questo divorzio che sembra la cacciata di una leggenda? Amedeo Pomilio non parla. I siti specializzati adombrano sospetti. Nell’ambiente, invece, se ne parla, ma nessuno lo fa ufficialmente.
I retroscena. Per conoscere la verità bisogna tornare indietro alle Olimpiadi di Parigi 2024, all’agosto scorso; allo scandalo di Italia-Ungheria, al burrascoso dopo partita, all’ira del ct Campagna di fronte a una palese ingiustizia, alla protesta degli azzurri nella successiva partita in cui all’inizio hanno voltato le spalle alla tribuna. Tutti indignati. Fino ad arrivare alla presa di posizione della federazione e alla presa di distanza del presidente del Coni, Giovanni Malagò, pressato dagli errori arbitrali (anche) nella scherma e nella boxe e dalla necessità di non alimentare troppe polemiche con il direttivo Cio in cui ambisce ad entrare.
Un pasticcio quell’Italia-Ungheria (gol annullato a Condemi per un fallo ritenuto brutale e conseguente rigore ai magiari: decisione presa dopo aver visto le immagini televisive) a cui sono seguite le decisioni della World Acquatic, la federazione internazionale, che ha squalificato gli azzurri per sei mesi oltre alla multa di 100.00 dollari alla federazione. E la pretesa di una lettera di scuse dei protagonisti verso gli arbitri e i delegati della World Acquatic per non procedere a ulteriori sanzioni. Figurarsi se il Settebello aveva intenzione di fare un passo indietro. Al contrario, era ed è più che mai deciso a far valere le proprie ragioni.
Tutti tranne uno, Alessandro Campagna. Che, adeguandosi alla linea della federazione, ha inviato una lettera di scuse agli arbitri e ai delegati della World Acquatic, all’insaputa di tutti (ovvero la squadra) o quasi. Di fronte a un gesto di protesta (spalle alla giuria prima della successiva Italia-Spagna) così eclatante del Settebello, teso a inviare un segnale di allarme al mondo dello sport, perché la federazione ha sposato la tesi dell’ammissione di colpa? In pratica, scaricando la squadra e dando ragione a Condemi - protagonista suo malgrado - che dopo la partita dello scandalo aveva detto: «Qui la politica conta più dello sport».
I sospetti. Una risposta potrebbe risiedere nell’appuntamento elettorale Fin del 7 settembre scorso in cui Barelli è stato confermato presidente. Una condotta volta al patteggiamento in cui la squadra, di fatto, non è stata tutelata. Il commissario tecnico (le immagini sono eloquenti) è passato dall’essere a capo dei “rivoltosi”, certi di aver subito un’ingiustizia e indisposti a chinare il capo, alle scuse. Un’inversione di rotta che ha provocato mal di pancia nel Settebello. Campagna sostiene di aver tutelato gli azzurri, in realtà sembra essersi piegato alle logiche di potere per schivare i capi di accusa, dal momento che successivamente ha ottenuto il rinnovo quadriennale del contratto dalla Fin di Paolo Barelli e un posto nella commissione tecnica Europea in cui sono presenti (anche) membri di quella World Acquatic accusati di essere i colpevoli dell’ingiustizia di Parigi.
E gli altri? In nome e per conto del rinnovamento il gruppo è stato azzerato. E con il tempo si procederà a ripescare qualche giocatore esperto ritenuto indispensabile. Magari il pescarese Francesco Di Fulvio, stella della Pro Recco considerato il miglior giocatore al mondo. Gli altri a casa “colpevoli” di aver subito un torto e di non aver chinato il capo alle logiche di potere. Una ricostruzione dei fatti non confermata, almeno ufficialmente, ma basta mettere insieme gli accadimenti per farsi un’idea. E, probabilmente, per capire perché un Pomilio non sarà più nel Settebello a partire dal prossimo raduno di Avezzano. Una separazione che fa rumore, perché Pomilio e Campagna sembravano fatti l’uno per l’altro a partire da Barcellona ’92, dalla finale della piscina Picornell.
Chissà che cosa c’è dietro. Pomilio esce dallo staff tecnico del Settebello dopo 17 anni, 15 dei quali accanto a Campagna, contribuendo alla striscia di successi azzurri: l’argento olimpico di Londra 2012, il bronzo di Rio 2016 e gli ori mondiali di Shanghai 2011 e Gwangju 2019. E poi ancora gli argenti mondiali di Budapest 2022 e Doha 2024 e le medaglie ottenute agli Europei (l’argento a Zagabria 2010, i bronzi di Budapest 2014 e Zagabria 2024, la vittoria della World League 2022). Risultati a cui la stella dello sport di Francavilla aggiunge scudetto, Coppa Italia e Supercoppa Europea ottenuti alla guida della Pro Recco nella stagione 2015/16 e i tanti trionfi da giocatore: in carriera Pomilio ha vinto tutto con il Pescara, meritandosi nel 2023 l’inserimento nella Walk of Fame del Coni al Foro Italico in qualità di uomo simbolo della pallanuoto e dello sport italiano. La Fin e Campagna lo hanno liquidato come nulla fosse. Come un normale avvicendamento che invece nasconde veleni e faide all’interno di quella che è considerata una delle squadre più forti di pallanuoto al mondo.
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