Aiutiamo i ritardatari ad arrivare in orario

3 Gennaio 2020

Siete tra quelli che ci tengono alla puntualità e che non sopportano quelli che si presentano in ritardo a un appuntamento? Se sì, non avete più il diritto di arrabbiarvi. A vietarvelo è una psicoterapeuta inglese, Philippa Perry, che in un articolo pubblicato sul Guardian ha rivelato le ragioni dietro al comportamento dei ritardatari cronici. Secondo i dati da lei raccolti, arrivano in ritardo quelli che non si stimano abbastanza: è come se pensassero che per gli altri sia impossibile notare la loro assenza. Philippa ci esorta, dunque, a essere comprensivi: «Le persone puntuali sono convinte che un ritardatario possa decidere di essere in tempo e comportarsi di conseguenza». Insomma, «non lo fanno apposta». È che loro sono fatti così, è inutile rimproverarli. Piuttosto dovremmo aiutarli. Come? Spiegando loro che devono prendere una «decisione consapevole» e scegliere di non arrivare in ritardo. Ma, attenzione, avverte sempre la psicoterapeuta: non devono «provare ad arrivare in tempo». Quello che si chiede loro, dunque, è ciò che ormai si pretende da chiunque, dal concorrente di Temptation Island al politico in transito da un partito all’altro: di fare un percorso. Nel frattempo chi è arrivato in orario al rendez-vous porti pazienza: prima o poi il percorso terminerà. L’alternativa c’è naturalmente: alzare i tacchi e andarsene.
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