Anastasi e le porte scorrevoli del destino

20 Gennaio 2020

Ci illudiamo di essere gli artefici delle nostre vite ma il futuro è spesso solo il frutto di una coincidenza. La vita di Pietro Anastasi che si è conclusa, sabato scorso, dopo 71 anni è un esempio di queste torsioni impresse al destino da un imprevisto. La vita del grande calciatore della Nazionale e della Juventus cambiò in un giorno d’aprile quando lui aveva 17 anni e giocava nella Massiminiana, una piccola squadra di Catania, la sua città. Il giorno prima si era giocata la partita di serie A, Catania-Varese. Il direttore sportivo della squadra lombarda, Alfredo Casati, stava per imbarcarsi su un aereo per tornare a casa, ma rinunciò al suo posto per cederlo a una signora incinta che aveva prenotato a Milano una visita medica. Partì il giorno dopo, Casati, e occupò il tempo libero che il caso gli aveva scavato davanti per andare a vedere una giovane promessa che giocava in quella squadra di serie D. Alla fine della partita, Anastasi aveva già un contratto con il Varese. «Non sapevo nemmeno dell'esistenza di un posto chiamato Varese», raccontava Anastasi rievocando le sliding doors in cui si era infilata la sua vita in quel pomeriggio di aprile. A Varese avrebbe trascorso il resto dei suoi giorni, chiedendosi, di tanto in tanto, quale fosse stata la sorte di quella donna che aveva aperto per lui le porte scorrevoli di un diverso destino.
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