Attentati, pescarese rischia l'ergastolo
E' l'anarchico Alfredo Cospito: "Non sono un sanguinario". Per lui e la compagna deciderà la Consulta. Cortei di protesta sotto Palazzo di giustizia
TORINO. C'è un pescarese che rischia di essere condannato all'ergastolo e a 12 mesi di isolamento diurno. Si tratta di Alfredo Cospito, anarchico sotto processo a Torino (Corte d'assise d'appello) perché accusato di aver piazzato nel 2006 due ordigni nelle vicinanze della caserma degli allievi carabinieri di Fossano (Cuneo). La richiesta di condanna è stata fatta dal Procuratore generale Francesco Saluzzo e dal pm Paolo Scafi. Per la compagna di Cospito, Anna Beniamino Saluzzo, sono stati chiesti 27 anni e un mese.
I giudici hanno deciso di inviare gli atti alla Consulta, accogliendo la questione di legittimità costituzionale sull'attenuante rispetto al reato di strage politica.
Fuori dal Palazzo di Giustizia, blindato per l'occasione, oltre duecento antagonisti si sono dati appuntamento per una manifestazione in solidarietà al loro compagno che insieme ad Anna Beniamino, da più di un mese sta portando avanti uno sciopero della fame per protestare contro il regime del 41 bis a cui è sottoposto. Dopo aver bloccato la strada sono partiti in corteo, durante il quale sono state lanciate alcune bombe carta, dei fumogeni e sono state fatte sui muri, soprattutto delle banche, delle scritte. Un barista, che si era lamentato per gli atti vandalici è stato malmenato. 120 gli anarchici identificati dalla Digos della questura di Torino. Oltre a militanti torinesi c'erano anche antagonisti provenienti da altre città come Roma, Trento e Genova.
L'udienza si è aperta con le dichiarazioni spontanee dei due anarchici, in collegamento video, Cospito dal carcere di Sassari, Beniamino da quello di Rebibbia a Roma. «Sono stato raffigurato come un sanguinario, sono state estrapolate mie frasi prese da centinaia di scritti - ha detto - sono stato definito un professionista degli esplosivi ma così non è, ho fatto una sola azione violenta, a Genova ho sparato a un dirigente dell'Ansaldo colpendolo con una pistola a una gamba, per non usare esplosivi».