Il diritto di Battiato (e nostro) al silenzio

3 Agosto 2018

Che cos’è successo a Franco Battiato? La domanda nasce da una manciata di parole postate sui social network, il luogo che abbiamo scelto per parlarci senza guardarci negli occhi. A creare il “caso” è stato Roberto Ferri, un paroliere molto legato a Battiato, che, nei giorni scorsi, ha pubblicato alcuni versi «dedicati all'amico che fu e non mi riconosce più». L’allusione è alla possibilità che Battiato sia affetto da Alzheimer. Ad avvalorare il sospetto, il fatto che nulla si era più saputo del cantante dopo la sua caduta dal palco, otto mesi fa. Ma a smentire l’ipotesi è arrivato un articolo del Corriere della Sera in cui la cognata dell’artista dice: «Come si fa a scrivere una cosa del genere se una diagnosi simile non è mai stata fatta da nessuno? Come si fa a dire che Franco non c'è più se questi signori che scrivono e commentano in questa casa non sono mai venuti? Come famiglia abbiamo deciso di non smentire, di lasciar correre perché la finiranno, stancandosi. Franco è stato malato e adesso migliora». È una storia, quella di Battiato, che pone domande a tutti noi. È possibile sottrarsi alla curiosità popolare, anche se si è personaggi pubblici? Oppure si è condannati a convivere con la chiacchiera continua che avvelena i nostri giorni? Il sospetto è che, nel proliferare di diritti, uno sia stato definitivamente cancellato: il diritto al silenzio.
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