Il flop di Celentano è una sua vittoria
Celentano ha fatto il bis. Dopo il flop primaverile del suo spettacolo “Adrian”, anche la ripresa, tre gironi fa, del programma su Canale 5, ha fatto pochi ascolti: è stato visto da appena 3.869.000 telespettatori con il 15,41% di share. «È una tv, quella di Celentano, irrimediabilmente vecchia, nostalgica», ha decretato Aldo Grasso, ieri, nella sua rubrica sul Corriere della Sera. «Il dramma di Adriano è questo: quando parla ti auguri che ci dia presto un taglio e canti, ma quando canta ti convinci che è meglio quando parla». Il declino dell’ex Ragazzo della via Gluck ha forse anche un’altra spiegazione: la sua maniera di pensare e parlare non suscita più né scandalo né dibattito perché è diventata la lingua franca della maggioranza degli italiani. Da anni, la politica ha adottato gli stilemi mentali e lessicali del populismo di Celentano. E anche chi è fuori dall’agone politico ormai si è un po’ celentanizzato. Facebook, in certi giorni, sembra una replica dei programmi che, fino a vent’anni fa, facevano tenere ferme in tipografia le prime pagine dei giornali in attesa dell’ultima trovata di Celentano. La discesa degli ascolti del suo show, quindi, è paradossalmente un’ammissione di vittoria del Re degli ignoranti. Non attira più l’attenzione perché gli eredi al trono di quella monarchia sono ormai una pletora: un po’ tutti noi.
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