«L’estrema destra è una minaccia»
Nel quartier generale dei socialdemocratici c’è sconcerto ma anche la voglia di lottare contro la deriva nazionalista
BERLINO. «È un giorno amaro per la nostra democrazia»: inizia così Martin Schulz accolto da un caldissimo applauso, nel quartier generale del Spd, la Willy-Brandt-Haus. Nel quartier generale della Spd, le prime proiezioni sono accolte a denti stretti e labbra serrate, ma non c'è voglia di resa dei conti in questo primo momento tra i militanti e i sostenitori dell'Spd. Fra i militanti però sono tante le facce sgomente:«È terribile il 20,8%», commenta un giovane scuotendo la testa, «è il risultato peggiore che potevamo aspettarci». Ma quando Schulz dichiara che «con oggi termina il nostro lavoro comune con la Cdu-Csu» l'applauso del pubblico scatta forte e immediato, tanto da costringere il candidato socialdemocratico ad interrompersi.
«Da oggi passiamo all'opposizione», dice e l'applauso diventa quasi un boato. «Con questa percentuale continueremo a batterci per i nostri principi», prosegue Schulz ed in sala è quasi un sospiro di sollievo.
È questo che vuole sentirsi dire la base del Spd: basta Grosse Koalition. «Basta con i compromessi, dobbiamo andare all'opposizione almeno per una legislatura», commenta una militante di 65 anni, mentre sorseggia una birra nel bar all'aperto allestito fuori dalla Willy-Brand-Haus. «Molto di quanto era nel nostro programma elettorale non lo abbiamo potuto realizzare perché la Cdu era contraria» prosegue.
«È vero che »l'opposizione è sempre uno schifo«, ragiona Franz Muenterfering, ma adesso è meglio che vada qualcun altro a farsi stritolare da Merkel», aggiunge Arno, militante anche lui, sotto i trent'anni. Il suo vicino, con la barba bianca e la sciarpa rossa, rincara: «Dobbiamo andare all'opposizione noi, per non lasciare a loro, cioè all'Afd, i posti chiave che di solito spettano ai maggiori partiti di opposizione».
Senso di liberazione dall'abbraccio mortale con la Cdu, quindi, ma anche calcolo politico. Sono tanti i militanti in questa serata elettorale triste, e quelli oltre i sessanta sono la maggioranza. Si riconoscono dal badge «Spd» che portano al collo. «Il rinnovamento del partito deve essere affrontato», racconta Georg che dà una mano come volontario all'Spd da 23 anni. «Ci vuole un ricambio generazionale del partito», prosegue.
Il tema è all'ordine del giorno nel Spd. Anche Schulz, a un'ora dalle prime proiezioni, dichiara: «non punto per me al posto di capogruppo in Parlamento ma vorrei concentrarmi sul rinnovamento del partito». Alla domanda su chi siano i nomi plausibili come futuri ed eventuali successori dell'attuale candidato, i militanti fanno due nomi: il sindaco di Amburgo, Olaf Scholz e l'attuale ministra del lavoro e degli affari sociali, Andrea Nahles, classe 1970 che Martin Schulz ha valorizzato in questi mesi anche se non ha al momento nessun incarico nel partito . «Mi auguro che sia lei la nuova segretaria del partito» sottolinea uno tra i pochi giovani presenti «perché è una donna e perché è in gamba».