La grazia di essere amati dopo la caduta

10 Febbraio 2019

«La vita imita l'arte più di quanto l'arte non imiti la vita»: è uno degli aforismi più famosi di Oscar Wilde. Non sempre è così, ma a volte la vita si incarica di mettersi in pari con la letteratura e con le citazioni dei grandi scrittori. E’ accaduto l’altro giorno a Milano. Una bambina di tre anni è precipitata dal quarto piano di un palazzo di periferia. La piccola è stata afferrata al volo dalla sorella di 16 anni che si trovava nel cortile. Ricoverata all'ospedale Niguarda, la bimba non è in pericolo di vita. In un film di François Truffaut del 1976, “Gli anni in tasca”, rapsodia di storie infantili, c’è un episodio simile. Gregory, un bimbo di pochi mesi, precipita dal nono piano di un palazzo. A prenderlo e salvarlo non è la sua sorellina ma una siepe sulla quale atterra miracolosamente incolume. «Gregory ha fatto bum», sussurrano sorridendo i bambini che, col naso all’insù, hanno seguito la caduta. Truffaut amava i bambini ai quali dedicò più di un suo film. Diceva il regista francese: «Un giorno avrete dei figli e spero che li amerete e che essi vi ameranno. A dire il vero, vi ameranno se voi li amerete. Altrimenti riverseranno il loro amore, il loro affetto e la loro tenerezza su altre persone o su altre cose. Perché la vita è fatta in modo tale che non si può fare a meno di amare ed essere amati». Anche (e soprattutto) dopo una caduta.
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