La saggezza controcorrente di Caterina
Il tempo ti insegna a cercare la saggezza fuori dai luoghi deputati. Non più nei saggi di filosofia ma in scampoli della realtà. Perfino nelle interviste di ex cantanti. Come quella a Caterina Caselli, pubblicata ieri su Sette, la rivista del Corriere della Sera. Da ragazza, negli anni ’60, Caterina cantava “Nessuno mi può giudicare”. Oggi, a 73 anni, ha smesso il casco d’oro di capelli e, con un cancro alle spalle, le sicurezze dei vent’anni. «Fino a qualche anno fa», dice, «pensavo che la mia vita fosse infinita. Questa esperienza mi ha fatto capire che non lo è. Il dolore non si delega: nessuno te lo può togliere». In tempi come questi in cui tutti (chi più, chi meno) si sentono baciati dall’ispirazione, lei invita alla prudenza: «Quando avverto il talento, sento che devo sostenerlo. Il talento vero è timido. Ed è democratico, può nascere ovunque, ma non è sufficiente per il successo. Occorre carattere, dedizione, sostegno». Il valore della fedeltà agli amici, infine: una pecca imperdonabile in un Paese di mercuriali affinità elettive come l’Italia, che, secondo Longanesi, dovrebbe avere come motto: «Tengo famiglia». Fedeltà soprattutto a chi viene abbandonato da ex adulatori. Per esempio a Craxi: «Per me era un amico di famiglia, sono andata a trovarlo ad Hammamet. Non voglio entrare nel giudizio politico, ma per me l’amicizia è un valore importante».
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