La strana Italia raccontata da Gregoretti
Ogni tanto si alza qualcuno e scopre che i giornali (il cinema, la tv, il teatro etc.) non conoscono e non raccontano più l’Italia reale. L’accusa non è peregrina. La capacità di raccontare un Paese anche nelle pieghe meno frequentate dipende da una dote sempre più rara: la curiosità per le piccole storie e per i personaggi bizzarri. Una virtù che aveva in somma misura uno come Ugo Gregoretti, il regista di cinema e tv morto ieri a Roma. L’Italia reale lui l’aveva raccontata benissimo in un programma televisivo che si chiamava Controfagotto. L’Italia delle sue peregrinazioni su e giù per la Penisola, a caccia di storie periferiche e ignote, era quella degli anni ’60, il Paese che cercava di entrare nella modernità con addosso il piombo di credenze e pregiudizi arcaici, ma con una voglia di avventura mai più eguagliata in seguito. Le storie catturate da Gregoretti con la sua telecamera variavano da una festa della matricola all’abbigliamento giovanile della cosiddetta Roma bene, alle fughe da casa degli adolescenti. Lo sguardo di Gregoretti sui suoi connazionali non era mai moralistico ma distaccato, curioso. Come quello di un viaggiatore straniero sempre pronto a stupirsi di questa strana combriccola che erano (e sono) gli italiani, che da ieri, con la sua morte, sono un po’ più poveri anche se non lo sanno.
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