Luke e l’immortalità dell’anima di Dylan
Ci sono personaggi e prodotti della cosiddetta cultura popolare che mettono radici profonde nella nostra vita. Sono questi “oggetti pop” che condizionano il nostro modo di guardare il mondo, più dei grandi avvenimenti. Quale sarebbe la nostra idea dell’estate senza canzoni come “Vamos a la playa” o “Azzurro”? A questo scrigno di cose frivole ma preziose appartiene il personaggio di Dylan, l’adolescente ribelle della serie televisiva Beverly Hills 90210 che, negli anni Novanta, fece di un interprete ordinario come Luke Perry un divo. Lui, l’attore americano, è morto l’altro ieri a 52 anni di età. Ma il personaggio con cui Perry si identifica è destinato forse all’immortalità, a dar retta alle reazioni che ha suscitato la notizia della sua scomparsa. La faccia, i gesti e le parole di Luke-Dylan hanno lasciato negli adolescenti di vent’anni fa una durevole impronta emotiva. I ragazzi di cui le ex teenager si sono innamorate nella loro vita sono spesso solo copie imperfette di quel primario modello. Altri sono gli attori che hanno vinto e vinceranno gli Oscar. Costoro conosceranno la gloria dei grandi almanacchi ma non proveranno mai la grazia di penetrare dove vale davvero la pena di essere e restare: nel cuore e nella memoria delle persone comuni.
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