Marchionne s’aggrava, è in coma irreversibile
Con lui a Zurigo i figli e la compagna Manuela. Fca va avanti
Marchionne sta male, finisce l'era del manager abruzzese di Fca
ZURIGO. Sergio Marchionne è in condizioni irreversibili. Al suo fianco, all’ospedale universitario di Zurigo dove tre settimane fa era entrato per quella che doveva essere un’operazione alla spalla destra, la compagna Manuela, e i figli. Il quadro clinico del manager si è improvvisamente aggravato nei giorni scorsi, tanto da accelerare il processo di transizione nel gruppo automobilistico. Il manager è in terapia intensiva, ma la famiglia non parla, l’azienda non conferma e neanche dall’ospedale arrivano bollettini medici. John Elkann, nella lettera che ha scritto ai dipendenti, ha detto però che l’uomo che ha ricostruito il futuro del gruppo automobilistico non potrà tornare in Fca. In ospedale la privacy è totale ma il via vai non manca, nonostante la domenica pienamente estiva. Un labirinto in cui è difficile anche carpire qualche informazione a medici e infermieri.
Ma i mercati non si fermano neanche di fronte a un grande condottiero che continua la sua lotta, e il dopo Marchionne è già cominciato. Il giorno dopo la rivoluzione al vertice di Fca, il nuovo amministratore delegato Mike Manley si è messo al lavoro a Torino.
Le strategie del gruppo, oggi e domani, saranno sul tavolo del Gec (Group Executive Council), l’organismo decisionale del gruppo, costituito dai responsabili dei settori operativi e dai capi funzione. Al Lingotto ci saranno circa venti top manager che in questi anni hanno fatto riferimento a Sergio Marchionne e ora dipenderanno da Manley: è la prima riunione esecutiva della nuova era, ma non ci sono decisioni sconvolgenti da prendere. Manley farà un discorso di presentazione e confermerà tutti gli obiettivi già fissati da Marchionne. La scelta dei nuovi vertici di Fca è andare avanti con il piano industriale presentato il primo giugno a Balocco. Parola d’ordine: continuità.
I fari sono puntati anche su Piazza Affari per capire quale sarà, alla riapertura, l’impatto della svolta sui titoli del gruppo. Mercoledì ci sarà l’approvazione dei conti del secondo trimestre 2018, con l’annunciato azzeramento del debito.
A Manley si rivolgono anche i sindacati che sollecitano un’accelerazione degli investimenti per garantire la piena occupazione mantenendo l’Italia centrale nella strategia dei tre principali brand, Jeep, Alfa Romeo e Maserati. La notizia delle difficilissime condizioni in cui versa Marchionne ha colpito anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha sentito i vertici di Fca.
Reazioni anche nel mondo politico: «Mi addolora la notizia che Marchionne stia male», afferma il vice premier e ministro del lavoro e dello Sviluppo Luigi Di Maio: «Non l’ho incontrato ma i nostri staff erano in contatto da qualche settimana e mi dispiace di non aver avuto modo di confrontarmi con lui sul futuro dell’auto elettrica».
«È certamente il numero uno dei manager italiani, ha dimostrato di avere intuizione, coraggio, lungimiranza, competenza, ha garantito il futuro ad una grande azienda italiana come Fiat» ha detto invece Silvio Berlusconi.
L’improvvisa accelerazione del cambio al vertice di Fca, gestita da John Elkann, non modifica la strategia del gruppo. La famiglia Agnelli non cercherà un partner perché vede per Fca «un futuro forte e indipendente». L’azienda in grado di procedere da sola, nonostante il mercato dell’auto stia mutando pelle e assetto anche sotto la spinta della tecnologia. È un percorso chiaro sul quale negli ultimi mesi hanno insistito molto sia Elkann sia Sergio Marchionne: il consolidamento nel settore auto è la strada maestra, ma Fca vuole essere indipendente. Nessuna intenzione di modificare gli assetti di controllo. «Come famiglia e come Exor dico che non ho alcuna intenzione di vendere. Da più di 100 anni siamo in questa azienda, siamo stati aperti al consolidamento e abbiamo unito Fiat e Chrysler. Non abbiamo fatto che consolidare l’azienda, è questo che ci interessa», ha detto Elkann a Balocco.
Dopo l’approvazione dei conti del secondo trimestre, sarà messo a punto in modo definitivo lo scorporo di Magneti Marelli e si andrà avanti con il piano di investimenti, che ha il suo cuore nel brand Jeep, in crescita fortissima negli Stati Uniti, e prevede 25 nuovi modelli entro il 2022, per ora senza scadenze precise. A Manley toccherà disegnare il futuro di Alfa Romeo e Maserati, che in futuro potrebbero confluire nel polo del lusso.