Quel piacere solitario della lettura
Ieri si è celebrata la Giornata mondiale del libro. Si tratta di un evento patrocinato dall'Unesco dal 1996. Il libro si festeggia il 23 aprile perché è il giorno in cui, nel 1616, sono morti tre grandi scrittori: Cervantes, Shakespeare e Lope de Vega. Ci sono modi diversi per celebrare il libro e la lettura. A Barcellona, per esempio, gli innamorati si scambiano un dono: alle donne va una rosa, agli uomini un libro. Leggere fa bene e ognuno sceglie i libri che più desidera. Tuttavia, c’è qualcosa di strano in questo rendere pubblico uno dei piaceri della vita più privati e solitari: quello di sedersi in un cantuccio e isolarsi dal mondo sfogliando le pagine di carta su cui qualcuno ha scritto i suoi pensieri o le sue fantasie. Leggere è un andare altrove, entrando nelle vite degli altri: immaginarie o reali, non fa molta differenza. A ben vedere, in questo trasmigrare nelle teste di personaggi spesso diversissimi da noi esercitiamo la nostra capacità di comprendere gli altri e il mondo al di là delle pareti della stanza in cui ci confiniamo per leggere. E’ un’arte democratica, quella della lettura, perché in questo trasmigrare non ci poniamo il limite della contiguità morale e fisica delle vite altrui alla nostra. Anzi, più lontano ci porta la lettura e più assaporiamo il piacere di stare al mondo accettando la radicale diversità degli uomini e dei loro destini.
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