Quella favola di Lucio Battisti fascista

12 Dicembre 2019

A 21 anni dalla morte, Lucio Battisti continua a essere una voce che ci parla attraverso il suo canzoniere, una sorta di sussidiario delle emozioni degli italiani. Eppure c’è stato un tempo, alla metà degli anni ’70, in cui su di lui cadde una fatwa di una parte della sinistra, una messa al bando nata dal sospetto – che in quel decennio bastava per decretare la morte civile di chi ne venisse colpito – che Battisti fosse di destra, addirittura fascista. Mezzo secolo dopo, quella diceria dell’untore sopravvive ancora, a dispetto delle smentite. L’ultima è firmata da un nipote di Battisti: Andrea Barbacane. In un’intervista al settimanale Chi, Barbacane taglia corto: «Il Battisti politico non è mai esistito perché zio Lucio non votava neanche, lasciava a casa di nonno le cartoline elettorali». Archiviato il Battisti fascista, il nipote nega anche il Battisti tifoso della Lazio, una sorta di corollario del primo, viste le simpatie di destra di gran parte della tifoseria organizzata di quella squadra: «L’unica volta che zio Lucio andò allo stadio fu una domenica pomeriggio, quando accompagnò mio padre a vedere la partita che avrebbe decretato lo scudetto della Lazio: era curioso dell’evento, non era tifoso». Insomma, a Battisti non fregava niente né della politica né del calcio: un anti-italiano che ha scritto alcune delle più belle canzoni italiane.
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