Sistema immunitario forte contro l'influenza cinese

31 Gennaio 2020

Il professor Pio Conti, della d'Annunzio: in Australia i ricercatori hanno aperto una strada verso il vaccino 

PESCARA. «Le infezioni virali sono certamente in aumento in maniera globale, possono causare epidemie e anche pandemie, come è avvenuto con il virus dell’influenza aviaria (mortalità 35%) e Sars (mortalità 10%)». Lo spiega il professor Pio Conti, immunologo abruzzese, già docente ordinario alla università d’Annunzio di Chieti, in un articolo che sarà pubblicato su una rivista internazionale. «La sindrome respiratoria del Medio Oriente causata dal coronavirus è comparsa per la prima volta nel 2012 e da allora, in accordo con l'Organizzazione Mondiale della Sanità», afferma, «migliaia e migliaia di pazienti sono stati infettati, sopratutto in Cina, con centinaia di decessi. La cosa positiva è che oggi, la conoscenza del virus nelle sue parti molecolari ci permette di fare una diagnosi precisa».

Il coronavirus che è stato segnalato in un mercato della città di Wuhan in Cina, «causa una grave polmonite che può condurre anche a morte. Alcune precauzioni prevedono una accurata igiene personale iniziando dal lavaggio delle mani e del corpo. Il virus presenta il 20% di similitudine con quello del raffreddore e si trasmette dall’animale all’uomo, ma anche da uomo a uomo e da portatori sani» . Una parte delle persone infettate guarisce spontaneamente, «mentre quelle più fragili con un sistema immunitario precario possono avere delle complicazioni con sintomi clinici patologici e decesso».

L'infezione da coronavirus, come anche altre infezioni patogene, si può combattere «prevenendo il contagio e potenziando il sistema immunitario.I coronavirus», spiega l’immunologo, «sono classificati in 4 tipi (alfa, beta, gamma e delta), di cui il tipo beta è l’imputato maggiore nel causare una varietà di malattie respiratorie ed enteriche sia nell’uomo che in diversi animali. I coronavirus si possono trasformare e diventare interspecie e avere una incubazione che va da 1 a 14 giorni circa». La trasmissione avviene attraverso le vie aeree da uomo a uomo e può avvenire anche nelle strutture sanitarie e nelle comunità. «La distanza di circa un metro e mezzo dal portatore dovrebbe essere sufficiente ad evitare il contagio», dice Conti. «Tanto più forte è il sistema immunitario, tanto meno sarà la capacità del virus di replicarsi, e quindi di sopprimere lo stato immunitario del paziente».

Secondo il professore sono necessarie «nuove strategie anti-virali per combattere la malattia. Lo sviluppo di agenti anti-virali terapeutici basati sul potenziamento del sistema immunitario è stato uno dei principali obbiettivi della medicina moderna. La risposta immunitaria al virus può essere incrementata con la somministrazione di antigeni, adiuvanti e vaccini. I vaccini che normalmente ci proteggono dalle infezioni batteriche e virali, nel caso del coronavirus sono inesistenti e quelli sperimentali non sono ancora disponibili». Al momento non ci sono farmaci specifici efficaci, ma ricercatori australiani sono riusciti a replicare il genoma virus in laboratorio «aprendo una strada ad una sperata e pronta vaccinazione. Farmaci aspecifici, oggi disponibili, come l'interferone di tipo I, inibiscono parzialmente la replicazione del virus e stimolano il sistema immunitario risultando un anti-virale ad ampio spettro, ma debole e spesso inefficace».

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