21 gennaio
Oggi, ma nel 1896, a Macallè, nel Tigrè etiopico, terminava con la sconfitta tricolore la strenua difesa della piccola guarnigione italiana del forte di Enda Jesus, letteralmente Chiesa di Gesù, che annoverava 1350 militari agli ordini del maggiore del regio esercito Giuseppe Galliano di Vicoforte -da capitano già alla testa del glorioso 58° reggimento fanteria “Abruzzi” di stanza a Sulmona, nell’aquilano, tra il 1883 e il 1884- contro le ingenti truppe etiopi, guidate addirittura dallo stesso ras Menelik II, il capo supremo dei locali, composte da 100mila armati, durante l’assedio cominciato il 15 dicembre precedente, 1895, nel contesto della guerra d’Abissinia che porterà al riconoscimento della piena indipendenza dell’Etiopia col trattato di Addis Abeba, il 26 ottobre successivo, 1896.
Il perdurare della resistenza contro i residenti del posto costava al Belpaese 30 vittime e 70 feriti. Il giorno successivo, 22 gennaio, l’acquartieramento italico verrà sgomberato definitivamente e consegnato ai padroni di casa. Il resto della forza italiana -ed eccezione di Galliano e dei suoi ufficiali sottoposti che verranno tenuti come ostaggi e rilasciati solo il 4 febbraio- riuscirà a ricongiungersi al resto delle linee d’attacco del generale Giuseppe Arimondi il 30 gennaio. Galliano, (nella foto, particolare, al centro con i baffoni, nell’incisione coeva firmata “Marchetti”, custodita nel Museo nazionale del risorgimento di Torino di Palazzo Carignano, con sullo sfondo il famigerato fortino, che sarà rinominato “Forte Galliano”, ancora con la bandiera verde-bianca-rossa issata), cuneese del 1846, figlio d’arte per quanto riguarda il percorso in divisa –il padre Giacomo, tenente della brigata “Cuneo”, aveva anche battagliato al fianco di Santorre di Santarosa, nel 1821, nei moti costituzionali piemontesi- veterano d’Africa, già medaglia d’oro al valor militare, quando era ancora in vita, nel 1893 per la seconda battaglia di Agordat, in Eritrea, del 21 dicembre, contro i mahadisti provenienti dal Sudan, per volere diretto del sovrano sabaudo Umberto I, verrà promosso al grado di tenente colonnello proprio per la condotta tenuta a Macallè. Diverrà un’icona della prima fase dell'azione coloniale dello Stivale, con tanto di controversa memorialistica a ricordarne le gesta e persino il tributo del liquore giallo col suo cognome creato nello stesso 1896 dalla distilleria livornese di Arturo Vaccari, ed un eroe tra i caduti d’oltremare con le stellette. Infatti morirà ad Adua, l’1 marzo 1896, e meriterà il secondo riconoscimento aureo diventando il primo soldato d’Italia insignito due volte del massimo tributo.