23 gennaio
Oggi, ma nel 1967, a Roma, nel Palazzo della cancelleria vaticana, davanti ai componenti del Tribunale della Sacra romana Rota, organo giudiziario ordinario della Santa sede competente specialmente ad emettere giudizio sulla nullità matrimoniale, retto dal decano monsignor Francis John Brennan, Papa Paolo VI teneva il suo discorso sull’indissolubilità del vincolo nuziale, anche alla luce della paventata ipotesi di prevedere la legge sul divorzio, che poi sarà la numero 898 dell’1 dicembre 1970, promulgata dal capo dello Stato Antonio Segni, su proposta dei deputati Loris Fortuna, del Partito socialista italiano, e Antonio Baslini, del Partito liberale italiano, durante la V legislatura repubblicana, col governo guidato dal democristiano Emilio Colombo, che disciplinerà i casi di scioglimento del matrimonio.
Normativa che sarà poi aggiornata dalla legge 436 del 1978 e successivamente dalla legge 74 del 1987, dopo essere rimasta in vigore e tale e quale nonostante il referendum abrogativo del 12 maggio 1974. Il successore di San Pietro Giovanni Maria Montini (nella foto, particolare, tra Giulio Andreotti, ministro dell’Industria, del commercio e dell’artigianato, e il presidente della Repubblica Segni, nel giorno del rientro dal pellegrinaggio in Terra santa, il 6 gennaio 1964, dall’archivio del sito www.giulioandreotti.org), elevato sul soglio pontificio il 21 giugno 1963, spendeva parole dure sostenendo «quasi che il divorzio sia rimedio a quei malanni, che invece esso più largamente estende ed aggrava, favorendo l’egoismo, l’infedeltà, la discordia, dove dovrebbe regnare l’amore, la pazienza, la concordia, e sacrificando con spietata freddezza gli interessi e i diritti dei figli, deboli vittime di domestici disordini legalizzati».
Ancora, il vicario di Cristo sulla terra evidenziava: «Noi pensiamo che sia un vantaggio morale e sociale e sia un segno di civiltà superiore per un Popolo l’avere saldo, intatto e sacro l’istituto familiare; e vogliamo credere che il Popolo Italiano, a cui non un giogo è stato imposto dalle norme del Concordato relative al matrimonio, ma un presidio e un onore sono stati conferiti, comprenderà quale sia in questo campo fondamentale per le sue fortune morali e civili la scelta buona da fare e da difendere». Ma, come anticipato, le speranze del capo della Chiesa erano mal riposte perché il Belpaese smaniava per mettersi in pari con i tempi mutati dalle esigenze sociali in frenetica evoluzione.