24 gennaio
Oggi, ma nel 1966, sul ghiacciaio dei Bossons, a quota 4750 metri, sul Monte Bianco, al confine tra Francia e Italia, ma sul versante transalpino, si schiantava il Boeing 707 del volo di linea Air India 101 denominato “Kanchenjunga”, partito da Bombay e diretto a New York con scalo a Ginevra, verosimilmente per errore del pilota implementato dall’avaria della strumentazione durante la manovra d’avvicinamento all’aeroporto elvetico, causando 117 vittime, ovvero tutte le persone presenti a bordo tra gli 11 componenti dell’equipaggio e i 106 passeggeri.
Malcapitati che trovavano la morte non distante dagli altri 48 deceduti -8 i facenti parte la crew e 40 i trasportati- nell’incidente aereo analogo del volo 245 Lockheead L-749 Costellation chiamato “Malabar Princess”, Bombay-Londra, ma sempre con sosta ginevrina, della medesima compagnia aerea, occorso il 3 novembre 1950, a causa delle cattive condizioni meteo. Quel crash, che aveva destato enorme scalpore a livello internazionale, era avvenuto a 4677 metri sul livello del mare contro il Rocher de la Tournette, in territorio transalpino.
Tra i periti del 24 gennaio ’66, invece, vi era anche Homi Jehangir Bhabha, presidente della commissione indiana per l’energia atomica e la notizia enfatizzava il fatto di cronaca. L’attenzione per i due aeroplani finiti contro il massiccio roccioso perdurerà negli anni. Il 14 agosto 2014 verrà recuperata una parte dell’ingente carico di gioielli che era sull’Air India 101. Poi il 13 luglio 2020, tra le lamiere accartocciate seguiranno altri recuperi (nella foto, particolare, i resti umani accanto a quelli meccanici immortalati sul luogo delle due sciagure dal principale setacciatore del Monte Bianco Daniel Roche, via agenzia AFP, il 27 luglio 2017, e pubblicati sul quotidiano di lingua inglese “Hindustan Times” di New Delhi il 31 luglio di quell’anno, appartenenti ad uno dei caduti dei due velivoli indiani) tra i quali i giornali dell’epoca che si sommeranno alle corrispondenze di posta diplomatica.